I candidati della lista senese Sinistra Civica Ecologista intervengono sulla questione degli impianti geotermici e sulle iniziative finora intraprese dalla Regione Toscana per migliorare l’impatto ambientale.
“La Toscana punta ad essere una regione carbon neutral entro il 2050. Progettualità e soluzioni che debbono in ogni caso farsi forti del consenso informato e della partecipazione delle comunità locali – dicono i candidati -. In questo contesto la Toscana dovrà investire in tutte le forme di energia alternativa e nelle nuove tecnologie. Fino ad oggi questo percorso ha tenuto conto anche della geotermia. Sappiamo però che anche questa fonte energetica presenta aspetti di forte criticità”. Ancora continuano dicendo che: “Nel sud della provincia di Siena da oltre 60 anni è in atto uno sfruttamento geotermico intensivo che, è sotto gli occhi di tutti, non ha prodotto la ricchezza ei vantaggi prospettati. Spesso si è trattato di sfruttamento, assistenzialismo, monetizzazione del disagio, rischi per la salute delle comunità residenti o più semplicemente svendita di pezzi di territorio e delle loro vocazioni naturali.
Il punto è che l’Amiata – anche rispetto ad altre aree geotermiche toscane – presenta delle diversità, per storia, geologia, aspirazioni, vocazione territoriale e non può subire ulteriormente. Pensare di normare risorse e territori diversi con le medesime leggi e le medesime modalità impositive è un controsenso e un errore sotto il profilo ambientale e sociale”.
Per i candidati della lista Toscana Civica Ecologista, esistono ancora troppe persone che cercano di fare impresa attraverso impianti geotermici, solo per il mero scopo speculativo. Cercando di accaparrarsi i fondi pubblici erogati dalla Regione.
“In considerazione delle valutazioni tecnico-scientifiche sulle caratteristiche di rinnovabilità o meno della geotermia, dei problemi di impatto ambientale e paesaggistico, delle preoccupazioni delle comunità locali sulle reiniezioni e sui rischi di sismicità indotta, delle preoccupazioni igienico-sanitarie, delle ricadute negative in termini economici in aree a forte vocazione agricola, prodotti tipici d’eccellenza, turismo di qualità, termalismo e paesaggi straordinari, riteniamo che la Regione debba rivedere la propria politica di proliferazione di concessioni per la realizzazione di nuovi impianti e permessi di ricerca, salvo si tratti di impianti a bassa entalpia o comunque sostitutivi in termini nettamente migliorativi degli impianti esistenti – concludono -. Riteniamo infine che molte iniziative imprenditoriali in questo campo siano motivate esclusivamente da fattori speculativi legati agli incentivi pubblici: è una politica che non favorisce le scelte virtuose nel comparto energetico di cui avremmo bisogno, anzi rischia di sostenere forme di economia “tossica” incentrate sul drenaggio di risorse finanziarie pubbliche facendo subire ai territori il danno”.
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