
“Tutti voi siete stati un dono di Dio per la mia vita”, ma adesso “ritroviamo insieme quella compattezza che ci aiuta ad andare avanti. Respiriamo quell’aria di risurrezione, che è la vostra speranza, la vostra dignità e il vostro lavoro”: schietto ma sensibile, forte ma gentile è l’appello che Don Carmelo Lo Cicero manda agli operai della Beko in occasione dell’odierno Giubileo dei lavoratori.
Alla Chiesa della Santissima Annunziata è presente una quindicina di quelle 299 persone protagoniste della lotta per la difesa dello stabilimento di viale Toselli. E con loro, appunto, anche il parroco di Taverne d’Arbia, da sempre vicino alla causa dei dipendenti in questa dura vertenza. I lavoratori della Beko sono arrivati alla Santissima Annunziata dopo un corteo che è partito dal Campansi.
Veloce nei tempi, ma denso nei significati, l’intervento di Don Carmelo: “Con voi – ha proseguito-. ho potuto allargare un po’ gli orizzonti, conoscere quel mondo del lavoro che rivedo nel volto di mio padre, anche lui operaio, che tornava a casa stanco la sera, dopo i turni, eppure aveva sempre un sorriso da regalarmi. Per questo – prosegue-, vi dico: non perdete mai il sorriso, la serenità. Chiediamola a Dio. Questo è il dono di Dio: io per voi, e voi per me”.
E continua: “Prendo spunto da un atteggiamento di Gesù. Anche tra Lui e i discepoli, non sempre c’era accordo. Eppure, c’è un passo nel Vangelo che dice che “Gesù rese duro il suo volto” mentre camminava verso Gerusalemme. A volte, davanti a certe decisioni, anche noi dobbiamo rendere duro il volto e il cuore. Ma non di durezza vuota: duro della sapienza di Dio. Perché quella forza ci permette di abbracciare la nostra croce, come fece Gesù. E noi sappiamo bene quale croce stiamo condividendo”.
Ancora Don Lo Cicero: “Ricordiamoci sempre: Gesù ha vinto la croce. Gesù ha lasciato la croce alle spalle. Gesù Cristo è risorto. Da questa risurrezione, che è risurrezione di vita insieme, ripartiamo. Magari tornando al nostro presidio, al nostro “gazebo”, proviamo a ritrovare, permettetemi di dirlo e ditelo anche agli altri, quell’unità iniziale che io ho visto, ho respirato. Possiamo essere compatti, possiamo essere uniti – dice ancora-. Mettiamo da parte, almeno per un po’, le piccole critiche e le mormorazioni, che fanno parte della vita, certo, ma ritroviamo insieme quella compattezza che ci aiuta ad andare avanti. Respiriamo quell’aria di risurrezione, che è la vostra speranza, la vostra dignità e il vostro lavoro”.
La chiosa: “E allora, l’augurio che vi faccio oggi, in questo Giubileo dei Lavoratori, è che il Signore sia sempre vicino ai vostri passi. E che possa, perché no, essere vicino alla realizzazione di ciò che tutti insieme stiamo sperando da mesi: la dignità del vostro lavoro”.
Marco Crimi