
La Grande Siena si può fare secondo i consiglieri comunali di Polis e Progetto Siena Gianluca Marzucchi e Adriano Tortorelli che in una nota osservano come “non ci sono motivi di convenienza politica” che ostacolino la nascita di un’Unione dei Comuni tra il capoluogo, Asciano, Monteriggioni, Monteroni d’Arbia, Sovicille e Castelnuovo Berardenga.
L’unificazione amministrativa, secondo Marzucchi e Tortorelli, può poggiare su risultati elettorali che sono “sostanzialmente omogenei” e la possibilità di ottenere un “impulso” per tutto il territorio in modo da “farlo uscire da un malinconico declino”. L’unione, spiegano ancora i due, “costituirebbe una attrattiva straordinaria. Una platea di oltre 130mila persone tra residenti, studenti e turisti, per un territorio ricco di arte, monumenti, storia, cultura, del sapere, del buon cibo e del buon vivere che solleciterebbe ulteriore attenzione da parte dei turisti e degli investitori, quindi maggior ricchezza per tutti”.
Nel ragionamento dei due consiglieri quella dell’Unione dei Comune è una delle ipotesi per fare uscire la città da un momento di significativo calo demografico. Marzucchi e Tortorelli citano i numeri delle rilevazioni Istat dove sia Siena che i comuni contermini registrano diminuzioni degli abitanti. Tra le colpe, segnalano i due, c’è quella del tipo di sviluppo economico, che in città è prevalentemente dovuto al terziario “per sua natura meno capace di attrarre un numero di residenti elevato, come è invece avvenuto laddove si affermavano industrie e manifatture”. Poi l’alto costo delle abitazioni “che ha indotto molti senesi ad orientarsi verso nuovi quartieri” vicini alle mura “ma meno costosi”.
Gli effetti sono una “minore attrattività” per gli investimenti “soprattutto quelli commerciali con l’eccezione del settore alimentare”, ed una “pressione eccessiva, tributaria e repressiva, sui cittadini del capoluogo lasciati soli a sostenere le delicate e costose strutture urbanistiche ed artistiche della città, e l’alta offerta dei servizi (scuole, trasporti, impiantistica sportiva e altro ancora) utilizzate anche da studenti e abitanti dei comuni vicini”.
“Sarebbe opportuno pensare ad interventi di edilizia riservata, sostenuti da contributi delle aziende interessate a trattenere a Siena lavoratori professionalmente importanti, attratti ora in aree meno costose – proseguono i due -. Altra azione utile è quella di incentivare investimenti con l’individuazione di aree a vocazione produttiva nel prossimo piano strutturale, in collaborazione con la Fondazione Mps, l’imprenditoria locale e il contributo scientifico dell’università, per rendere il territorio maggiormente attrattivo. Resta infine sullo sfondo il problema principale, almeno per gli effetti sulla compartecipazione dei cittadini ai costi: la pressione dei quartieri limitrofi al territorio del Comune di Siena. Cittadini che pagano tasse e tributi al comune di residenza ma che mandano i figli nelle scuole del capoluogo, usano il trasporto pubblico pagato da Siena , affollano i suoi impianti sportivi ed altro ancora”.
Ecco quindi le altre ipotesi allo studio: “il passaggio, concordato, dei quartieri prossimi al comune di Siena che allargherebbe così i confini attuali. D’altronde Ponte al Bozzone dista tredici chilometri da Castelnuovo e solo quattro da Porta Ovile, Belverde dodici chilometri da Monteriggioni e tre da Porta Camollia, Arbia sedici chilometri per andare ad Asciano, e 8 per Porta Pispini. Un accordo che aumenterebbe il numero dei residenti senesi, portando un po’ di beneficio alle casse del comune di Siena, sia pure senza essere decisivo”, scrivono i due; “un deciso accordo tra Siena e gli altri comuni che produca economie di scala e progetti comuni di crescita, di più ampio respiro. Tali da offrire una maggior attrattiva del territorio, con riflessi positivi per tutti i comuni disponibili”.
A commentare le parole di Mazrucchi e Tortorelli è il gruppo di Per Siena, che parla di un progetto che “ha bisogno di visione, metodo e coraggio politico”. Il gruppo intende rilanciare l’idea, già espressa nel mandato De Mossi, quando assessore all’urbanistica era Francesco Michelotti.”mentre l’Amministrazione comunale si accinge a rivedere il piano strutturale. È in questi strumenti che va disegnata la Siena del futuro, che non può più essere pensata come entità isolata, ma come parte di un sistema territoriale più ampio, interdipendente, coeso. L’unione tra comuni – che si tratti di fusione, accordi strutturati o cooperazione rafforzata – è oggi una scelta obbligata, se vogliamo uscire dalla marginalità e costruire una città capace di attrarre risorse, servizi, opportunità. Siena da sola non ce la fa. Lo dicono i dati demografici, economici, sociali. Ma lo dicono anche i flussi quotidiani di lavoro, studio, mobilità: viviamo già in un’area vasta, ma la politica è in ritardo”, si legge in una nota.