I Bronzi di San Casciano dei Bagni svelano nuovi segreti: Aquileia mostra i reperti mai visti

La prima sorpresa attende i visitatori già all’ingresso: ad Aquileia debutta una serie di reperti mai mostrati prima in Italia, riemersi dall’ultima campagna di scavo nel fango sacro del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Un torso maschile dedicato alla Fonte Calda, una figura femminile di offerente, un infante in bronzo con palla che reca inciso — per la prima volta — il nome della città di Chiusi, e perfino cinque serpenti votivi. Sono le novità assolute della mostra “Gli Dei ritornano. I Bronzi di San Casciano”, che da oggi approda al Museo archeologico nazionale di Aquileia dopo aver attraversato il Quirinale, Napoli, Reggio Calabria e la James-Simon-Galerie di Berlino.

Curata da Massimo Osanna e Jacopo Tabolli, l’esposizione raccoglie oltre trecento reperti provenienti dal santuario termale etrusco-romano emerso tra 2022 e 2024 nel territorio senese. Si tratta del più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto in Italia, un tesoro archeologico che ha cambiato gli studi sulla devozione antica e sul rapporto tra Etruschi e Romani. A renderlo possibile è stato il lavoro dell’Università per Stranieri di Siena, insieme alla Soprintendenza e al Comune di San Casciano dei Bagni.

Il nuovo allestimento friulano, ricavato nei depositi museali rinnovati, mette al centro proprio le scoperte più recenti, rivelando un santuario in cui per oltre duemila anni uomini e donne di lingue e culture diverse hanno deposto offerte votive per chiedere guarigione e protezione. È un luogo che vive della forza dell’acqua calda, elemento terapeutico e religioso insieme, e che ad Aquileia trova una chiave di lettura perfettamente integrata con il tema di GO!2025 — la Capitale europea della cultura — dedicato agli scambi e alle contaminazioni culturali.

Per Luigi La Rocca, Capo Dipartimento del Mic, il ritrovamento del Bagno Grande «è il risultato di un percorso che affonda le radici nel Rinascimento», quando le prime segnalazioni sulle acque terapeutiche di San Casciano lasciavano intuire un sito eccezionale. «Dal 2019 — ricorda La Rocca — l’équipe guidata dal professor Tabolli sta riportando alla luce un contesto unico, in cui ogni oggetto, di bronzo, terracotta o marmo, documenta rituali antichissimi legati alla salute e alla guarigione».

Massimo Osanna, Direttore Generale Musei e co-curatore, sottolinea invece la dimensione internazionale della scoperta: «L’arrivo ad Aquileia segna una nuova tappa di un percorso che ha fatto dialogare i Bronzi con alcune delle più importanti istituzioni europee. La mostra permette ora di presentare al pubblico le acquisizioni più recenti, mettendo in relazione il santuario con un territorio, quello aquileiese, che condivide una lunga storia di incontri e connessioni». Osanna vede nei Bronzi «un patrimonio capace di generare conoscenza e costruire un racconto condiviso, in linea con la missione del Sistema Museale Nazionale».

 

 

Fortissima l’emozione anche per la comunità di San Casciano dei Bagni, rappresentata dalla sindaca Agnese Carletti: «I nostri Bronzi continuano il loro viaggio verso casa facendo tappa in uno dei luoghi più simbolici dell’archeologia italiana. La mia presenza è quella di un’intera comunità che ha creduto nello scavo e nel suo valore identitario. Siamo orgogliosi di questa occasione straordinaria, ma sempre più impazienti di vederli tornare definitivamente nel museo che li accoglierà a San Casciano».

Profonda anche la riflessione di Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena: «Il Bagno Grande è ormai entrato nell’immaginario collettivo e nell’identità della nostra comunità accademica. Questa mostra è il frutto di un lungo percorso di ricerca condiviso tra archeologi e cittadini. La mediazione culturale non è tra culture diverse di oggi, ma tra la comunità del passato e quella di oggi, che riscopre sé stessa attraverso la propria storia».

Le novità scientifiche

Il cuore scientifico della mostra è raccontato da Jacopo Tabolli, coordinatore dello scavo: «Questa edizione aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione del santuario e del suo carattere multiculturale millenario. Ad Aquileia presentiamo per la prima volta i reperti recuperati nella stratificazione più profonda: tre nuovi nuclei votivi deposti nel fango, insieme a uova, serpenti in bronzo e statue che rivelano ritualità connesse alla divinazione». Aperta fino all’8 marzo 2026, la mostra sarà accompagnata da visite guidate, convegni e attività per famiglie e scuole, con un ampio programma educativo dedicato al dialogo tra i due territori.