Con l’articolo 20 della bozza di decreto che verrà licenziato giovedì 19 gennaio dal Consiglio dei Ministri, infatti, si attaccano direttamente i risultati del referendum di giugno e la volontà di 26 milioni di cittadini. Si tenta di ostacolare definitivamente le gestioni dirette degli enti locali attraverso enti di diritto pubblico quali le aziende speciali. Un attacco diretto alle esperienze come quella del Comune di Napoli per evitarne la proliferazione sul territorio nazionale.
Diciamo a Monti e ai suoi ministri-banchieri che l’acqua non è un debito ma un bene comune che appartiene a ogni essere vivente, e a nessuno in maniera esclusiva. I beni comuni non sono merci per la speculazione finanziaria. Ma soprattutto, nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.
Chiediamo
* al governo Monti di abbandonare subito la strada intrapresa
* ai partiti dentro e fuori il Parlamento – a partire da quelli che hanno votato “Sì” al referendum – alle forze sociali e sindacali, di prendere posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.
* alle donne e agli uomini di questo paese di mobilitarsi per la difesa del voto referendario, di firmare l’appello lanciato dal Forum dei Movimenti per l’Acqua pubblicato su www.acquabenecomune.org e di aderire alla campagna di obbedienza civile che a breve partirà anche a Siena.
Oggi più che mai si scrive acqua ma si legge democrazia
Comitato Senese Acqua Bene Comune
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