Siena

I Lorena dividono lo stato senese nelle province ‘superiore’ ed ‘inferiore: capitali Siena e Grosseto

Il 18 marzo 1766, il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena divide lo Stato Senese (che dal Medioevo comprendeva grosso modo tutta la toscana meridionale) in due province denominate “superiore” e “inferiore”. A capo della provincia inferiore viene posta la città di Grosseto. É un questo un grave colpo nel progressivo indebolimento, da parte del Granducato, alla nobiltà senese, ancora fatta di grandi proprietari terrieri che avevano possedimenti che arrivavano alla Maremma.
La divisione a Siena non venne certo accolta con favore e il Pecci, il 10 dicembre 1766, quando diventa attuativa la riforma scrive ironicamente “e questo è il Ceppo che il principe ci ha dato nel Santo Natale”. Il territorio senese, così come si era formato nei lunghi secoli della Repubblica, scompare e il la Maremma è retta dal Magistrato dei Fossi “composto d’uomini idioti, rozzi e incolti”, annotava ancora Pecci, il quale rincarava la dose scrivendo: “o vedete che bei giudici”. L’energica azione di governo del “giovinetto granduca, non esperto nella cognizione de di lui Stati e guidato per fini particolari da certi vecchioni che gli stanno attorno” segna, per il Pecci, l’epoca “la più fatale, che dall’oppressione della Repubblica nostra in qua si sia data a questa infelice città di Siena”.
La morte (Giovanni Antonio muore nel 1768, e il “Giornale Sanese” verrà continuato dal figlio Pietro dino al 1794) gli avrebbe risparmiato di assistere a ben altro che questo. Gli anni successivi segnano, infatti, lo smantellamento progressivo dell’impianto istituzionale senese. Lo Stato che Pietro Leopoldo andava costruendo presupponeva la cancellazione dei vecchi retaggi politici ereditati dal passato e la riacquisizione completa dei poteri in mano al sovrano e al governo dei suoi funzionari. Nell’arco di meno di trent’anni, quel che di essi era faticosamente sopravvissuto sarebbe stato liquidato pressoché completamente. Gli ultimi fantasmi della Repubblica senese uscivano del tutto di scena sotto il progetto politico di questo Granduca illuminato. E, per paradossale che possa suonare, noi che tanto “odiamo” i Medici e il periodo di governatorato fiorentino, dovremmo riflettere su questa pagina della nostra storia perchè solo con dopo la scomparsa dei Medici e con l’arrivo dei Lorena era finito definitivamente ogni aspetto del governo senese che richiamasse l’epoca tanto amata della libertà comunali.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
emanuele giorgi

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