I Pici di Celle sul Rigo diventano marchio collettivo. Centinaio: “La vera sfida inizia ora”

I Pici di Celle sul Rigo, ormai divenuti celeberrimi nel senese e non solo, diventano un marchio collettivo. Già premiato nel 2013 col premio Touring, in questo modo si tutelano i pici di Celle e si tutela il piccolo borgo toscano che conta sempre meno anime ed appena due ristoranti.

“Le tradizioni e i prodotti enogastronomici rappresentano spesso l’anima di un territorio e meritano di essere valorizzati al meglio, come Celle sta facendo con i suoi pici”. È questo il commento del vicepresidente del Senato della Repubblica, Gian Marco Centinaio, che è voluto intervenire all’evento di presentazione del marchio collettivo, che si è svolto la scorsa settimana nel teatro della Filarmonica di Celle sul Rigo, a San Casciano dei Bagni. “Per un piccolo borgo, riscoprire queste ricchezze rappresenta una grande opportunità per fermare lo spopolamento e attrarre turisti e imprenditori – prosegue Centinaio -. Sono contento di poter partecipare alla presentazione del marchio collettivo che da oggi identifica i pici di Celle sul Rigo. Consegniamo questo risultato nelle mani dei cittadini cellesi e di chi, insieme a loro, vorrà investire nella promozione del prodotto e di tutto il territorio. La vera sfida inizia adesso”.

Gabriele Forti Photographer

Il marchio, la cui titolarità è della Società Filarmonica di Celle sul Rigo, come specificato nel regolamento, potrà essere utilizzarlo a chi ne farà richiesta, alla condizione di realizzare i pici a Celle, secondo le regole stabilite dal disciplinare, regole “segrete” della tradizione cellese. A realizzare il marchio è stato Vincenzo Amato, che ha svolto il suo lavoro di graphic design gratuitamente. Amato ha sposato una cellese ma, come ha affermato nel presentare il suo progetto, “sposando una cellese ho sposato tutta Celle”. “Disegnare un logo vuol dire lavorare per schemi e sintesi ed ho rappresentato la manualità del lavoro dei pici e il simbolo del territorio: il campanile di Celle, antesignano del territorio e del borgo. Un marchio a due colori: nero e giallo, colore quest’ultimo che ricorda il grano e la farina, interpretati per dare identità e futuro di questo prodotto” ha aggiunto ancora Amato.

All’intervento di Centinaio è seguito quello del sindaco di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, che ha ribadito: “Celle sono i pici e i pici sono Celle: una tradizione di cui è difficile capirne l’evoluzione storica, ma il fatto che oggi i pici siano conosciuti ovunque lo dobbiamo alla lungimiranza di chi negli anni tra il 1969 e 1970 hanno dato corso all’appuntamento annuale con la ‘Sagra dei Pici di Celle’, portata avanti con amore e passione da più di cinquant’anni. Questo marchio, il cui percorso ci è stato indicato dal dottor Oreste Gerini, per questo luogo rappresenta la speranza per far rinascere il borgo e dargli un futuro. Oggi abbiamo una grande possibilità, anche grazie alle scoperte archeologiche di San Casciano dei Bagni che ci hanno portato all’attenzione dei media mondiali, occasione unica anche per chi vorrà investire in queste terre”.

“Coloro che idearono la ‘Sagra dei pici’, sicuramente dei grandi buongustai – ha detto invece Stefania Gori, presidente della Società Filarmonica di Celle sul Rigo -, esaltarono questo piatto povero, fatto di acqua e farina, perché tutti potevano permetterselo, rispetto alla preparazione, per esempio, delle lasagne al forno, più costose per tutti gli ingredienti necessari. Per il condimento dei pici bastano anche pomodoro e aglio o sugo di carne. Dai 200 piatti preparati nelle prime edizioni della sagra si è arrivati a prepararne 6mila tutti fatti a mano, con grande fatica per le donne di Celle e per gli uomini che da sempre aiutano in cucina. Grazie a queste donne, che ogni volta dicevano ‘come faremo, come faremo’, i pici sono diventati noti ovunque. Questo marchio rappresenta la speranza che questo paese si riprenda ed il nostro grazie va a tutte le donne che sono state brave a tramandare la tradizione e a tutti coloro che fino oggi si sono aggiunti nell’appiciare, si perché tutti possono venire a fare i pici”.

Orazio Olivieri, esperto di tutela e promozione dei prodotti tipici locali, redattore del disciplinare del marchio collettivo “Pici di Celle”, partendo dall’aforisma, spesso citato nei libri di gastronomia francesi di inizio ‘800, “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”, dal canto suo ha spiegato la differenza tra ‘prodotto tipico’ e ‘prodotto tradizionale’. “Se quest’ultimo è connotato da una definizione giuridica, il ‘prodotto tipico’ ha qualcosa in più, ovvero la descrizione delle modalità di produzione che può essere tutelato in più modi: denominazione comunale (ha dietro di sé solo una delibera comunale, ma non tutela il prodotto da contraffazioni); il Dop o Igp (presuppongono un gruppo di produttori) e il marchio collettivo geografico, quando c’è solo una comunità che mantiene viva la tradizione”.

In collegamento streaming è voluta intervenite anche Roberta Garibaldi, curatrice del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021”, lo studio più importante sul settore e promotrice degli “hub enogastronomici”, affermando che “La gastronomia è uno dei grandi asset del nostro Paese. Il turista oggi in primis vuole i prodotti del territorio ed è importantissimo non perdere le nostre tradizioni. C’è un’attenzione a livello mondiale del preservare le tradizioni enogastronomiche, ma è molto complesso mantenere tutto questo. Un territorio che ha già un’attrazione molto alta con le scoperte archeologiche recenti ha tutti gli elementi, con una forza propulsiva di eccellenza, in grado di diventare una destinazione turistica di prim’ordine, ma *sono necessarie le infrastrutture e fare un lavoro di rete legando, ad esempio, dimore storiche, luoghi del benessere, i temi del design e dell’arte contemporanea e la Toscana ha tutto questo. Le aziende familiare sono le più gradite dai turisti, quindi vanno valorizzate le piccole aziende, oggi elemento fondante di quelle che sono le tendenze del turismo enogastronomico in generale. Partiamo, quindi, da un terreno fertilissimo, una zona privilegiata. Saranno anni molto importanti i futuri dal punto di vista turistico con fondamentale attenzione, però, alle infrastrutture”.

Cinzia Marchesini, antropologa culturale, funzionaria dell’Istituto centrale del patrimonio immateriale del Ministero dei Beni Culturali interrogandosi su quale sarà il futuro dei pici a Celle ha posto al centro elementi quali la socialità, il paesaggio e le tradizioni, ha detto: “L’Istituto si occupa del patrimonio enogastronomico e lavoreremo qui a Celle per mettere a disposizione nel portale Geca, Geoportale della Cultura alimentare, che offre a tutti il racconto, aperto e vivo, della tradizione italiana del cibo, attraverso micronarrazioni legate alla pratica del saper fare anchei pici di Celle, attraverso testimonianze e interviste, per far emergere l’azione di produzione e socializzazione di questa pratica, sarà un lavoro che faremo insieme da proporre per il sito”.

A concludere la giornata è stato Eugenio Giani, presidente regione Toscana affermando che: “I cinquanta anni della sagra dei Pici di Celle rappresenta una festa per tutta la Toscana. L’autenticità di questo prodotto testimonia la capacità attrattiva dell’agroalimentare in Toscana e la sua tutela e la valorizzazione riguardano non solo Celle sul Rigo, ma tutta la regione Toscana. Ringrazio Agnese Carletti per l’attenzione posta, che si integra, ai grandi straordinari rinvenimenti archeologici, che rappresentano la testimonianza del terzo millennio della Toscana”.