È senese la squadra che domenica scorsa si è laureata campione di Italia nel biliardo. Il Billiards club di Colle Val d’Elsa, ha infatti superato per 3-1 i contendenti cuneesi e si è conquistato il diritto di alzare la coppa del campionato italiano a squadre Eccellenza organizzato dalla Federazione Italiana Biliardo Sportivo.
Il club, che ha la propria sede a Colle e lì si allena, ha comunque un’anima profondamente senese, come Marco Ganghini membro della squadra neo campione di Italia. “La nostra è stata una cavalcata lunghissima e bellissima – racconta Ganghini -. La stagione regolare in questo sport inizia ad ottobre, quando ci si confronta che le altre formazioni della propria regione. Noi abbiamo la fortuna di giocare in Toscana, che è un po’ la regina di questo sport, visto l’alto tasso tecnico che si trova. Tanto per capirsi, qui gioca più di un campione del mondo”. “Una volta conquistato il titolo di campioni di Toscana – prosegue -, a maggio, abbiamo staccato il pass per le finali nazionali, come unica rappresentante della nostra regione”.
Le fasi finali si sono svolte a Settimo Torinese, dove i senesi hanno dovuto affrontare una squadra siciliana ai quarti di finale, una formazione lombarda in semifinale e i “padroni di casa” piemontesi nella finalissima. In particolare, la formazione toscana, nel corso dell’ultima sfida, ha visto Rossano Rossetti, Mattia Romano e la coppia formata da Francesco Arzillo e Marco Ganghini avere la meglio contro Gianluca Porta, Mattia Bassan e la coppia Ernesto Gho e Alessandro Rizzo.
La disciplina del biliardo sportivo, in ogni caso, si discosta dal classico “pool” fatto di biglie numerate e da imbucare. “Il nostro tavolo – spiega ancora Ganghini – è senza buche e giochiamo nelle competizioni a 5 e a 9 birilli, quelle volgarmente dette Italiana e Goriziana”. “Personalmente mi sento più bravo nell’italiana – aggiunge – ma è chiaro che in una squadra ben assortita tutti debbano saper fare tutto, poi è chiaro che qualcuno prediliga una disciplina rispetto all’altra ma lì deve essere la bravura del capitano a gestire al meglio il team”.
Una disciplina particolare, dunque, quella del biliardo sportivo e che “generalmente si tramanda per tradizione familiare. A qualcuno ha insegnato il babbo e a qualcuno il nonno”. “La mia storia, al contrario, – racconta Ganghini – è quella di un autodidatta, per così dire. Mi sono avvicinato a questo sport quando ero ancora un ragazzo e giocavo a calcio nel Meroni. Nel locale dove ci ritrovavamo prima delle partite c’era questo bellissimo tavolo verde con cui giocavamo insieme ai miei compagni di squadra. Poi successe che ebbi un brutto infortunio, e dovetti allontanarmi dal campo da calcio, ma in quel frangente scoprii non solo di avere una certa passione ma anche un certo talento per il biliardo. Una sera eravamo al bar con mio padre, che non aveva mai giocato in vita sua, ed io gli chiesi di fare una partita. Quando iniziammo, babbo mi guardò con occhi stupiti perché non aveva idea che fossi così bravo, ma lui non fu il solo, anche altre persone che erano lì erano impressionate dalla facilità con cui usavo la stecca”. “Fu quello – dice – il momento decisivo per me. Di lì, iniziai a giocare, ad allenarmi e pian piano a fare i tornei”.
“Io sono un membro della squadra – conclude Ganghini -, una squadra che non esisterebbe senza Piero Saganella, il capitano, e Rossano Rossetti, il vicecapitano. Non posso non menzionare anche gli altri miei compagni di squadra, Francesco Arzillo, Alessandro Bellobuono, Mattia Romano, Gianluca Burchielli, Michele e Pasquale Sorrentino e Mino Marchesini. Un ringraziamento va anche ai nostri dirigenti, Rino Ambrosio e Fabio Biancucci”.
Emanuele Giorgi
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