Il centro Donne insieme Valdelsa avverte: “l’emergenza covid non ferma la violenza”

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“Nel mese di marzo abbiamo partecipato ad una rilevazione sugli accessi ai servizi antiviolenza delle donne, e siamo costretti a constatare come le richieste di aiuto siano crollate. Dobbiamo, purtroppo, escludere l’ipotesi che le violenze siano cessate in quel periodo”, l’allarme lo ha lanciato Elena Pullara, psicologa e vicepresidente del centro antiviolenza della Valdelsa “Donne insieme” che ha organizzato per questa mattina un approfondimento sul tema della violenza sulle donne in periodo di emergenza covid.

Il titolo “L’emergenza non ferma la violenza” vuole sottolineare l’importanza di capire come e quanto le violenze durante la fase di lockdown abbiano cambiato pelle. Il numero di prime denunce è infatti diminuito nel mese di marzo, mentre contemporaneamente si sono intensificati i contatti iniziati prima della pandemia. “I dati raccolti indicano una tendenza che ha caratterizzato anche l’andamento del nostro servizio nel periodo: un aumento dei contatti telefonici da parte di donne già seguite dai centri e una diminuzione di prime richieste di aiuto – spiegano dall’associazione. Le analisi svolte sui contatti al numero nazionale antiviolenza 1522 indicano, invece, un notevole incremento nel periodo marzo – giugno 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119%). Per quanto riguarda i nostri servizi, abbiamo registrato un andamento intermittente delle nuove richieste: a una marcata fase di calo nel mese di marzo (registrata anche dall’associazione nazionale Dire) è seguita una fase crescente di nuove richieste di aiuto a partire dal mese di maggio”.

“La verità è che le donne vittima di violenza hanno provato grande paura e disorientamento” ha proseguito Pullara che poi ha esposto i dati che hanno visto visto una progressiva risalita nei mesi di aprile, maggio e giugno. “La cosa -afferma la vicepresidente- sul momento ci ha allarmato non poco; la cosa che però mi preme sottolineare è che non appena le misure restrittive si sono allentate le denunce sono ricominciate”. In conclusione Pullara si sofferma sul “notevole incremento (+119%) di richieste al 1522 (numero nazionale antiviolenza) nel periodo marzo-giugno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

Caterina Suchan, presidente dell’associazione,  infine, sottoscrive quanto detto da Pullara, e infatti “nel 2019 abbiamo accolto in totale 89 donne, quest’anno, al 31 ottobre, possiamo dire di aver accolto 82 donne“. “La nostra grande battaglia ora -continua la presidente- è sull’allontanamento dei maltrattanti dal domicilio. Purtroppo la legislazione vigente prevede misure cautelative in pochissimi casi, cosa che ci costringe a ricorrere a case rifugio con domicilio segreto”. La casa rifugio è un servizio che consente alla donna di allontanarsi dal domicilio insieme ai figli per sottrarsi ai maltrattamenti. “Il nostro appello -spiega Suchan- è rivolto alla prefettura e alle autorità giudiziarie: non è giusto che i maltrattati siano costretti a perdere non solo i beni materiali ma tutta una rete di affetti e conoscenze. Noi vogliamo che l’allontanamento dal domicilio del maltrattante diventi un elemento strutturale in questi casi“.

Emanuele Giorgi