Dal Rinascimento al Romanticismo, dal Verismo all’architettura fascista, un concentrato di storia, di arte, di epoche può essere trovato a pochi passi fuori Porta Tufi: e’ il cimitero monumentale della Misericordia, che in questi giorni di novembre si adorna dei fiori che i senesi portano ai propri cari. Ma il camposanto è soprattutto un luogo dove ai lunghi silenzi di chi è venuto a portare il proprio saluto a chi non c’è più, si mescolano e si contrappongono i sentimenti improvvisi di meraviglia dei visitatori venuti da ogni dove ad ammirare secoli di scultura senese. Tito Sarrocchi e Giovanni Duprè sono solamente due dei tanti maestri che vi hanno lasciato la propria impronta indelebile. Qui infatti possiamo conoscere, per esempio, l’estrema cura che aveva Sarrocchi per i dettagli. La possiamo vedere nelle sue trenta opere che rendono omaggio ai defunti, ad esempio osservando la precisione con cui sono state levigate nel marmo le vene delle mani de Il Genio della Morte, nella cappella Venturi -Gallerani, la sua prima opera, che raffigura un giovane snello con una corona d’alloro sulla testa. Il cimitero ricorda un immenso labirinto che con la sua bellezza racconta in modo quasi paradossale la morte, riempiendola della vita con le opere in esso contenute. Non è un caso che proprio il cimitero della Misericordia faccia parte ormai da tempo del gruppo degli oltre 140 cimiteri monumentali europei, insieme al Père-Lachaise di Parigi, al Vyšehrad di Praga, al Verano di Roma ed altri ancora.
Un riconoscimento prestigioso ma comprensibile per questo luogo maestoso, proprio come il Cristo Risorgente, possente statua costruita negli anni’20 del 1900 da Vico Consorti che ci accoglie all’ingresso della struttura. Ad accompagnarci verso l’antico Quadrilatero del cimitero sono le tombe, di epoche diverse, che raccontano le storie di tantissime persone. C’è, per esempio, il Monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Guido Bianconi, che celebra il sacrificio di quei senesi, giovani coraggiosi, che hanno donato la propria vita alla patria immolandosi nelle trincee, come l’eroe caduto, sorretto da una delle due figure femminili presenti nel gruppo statuario del Bianconi. Ed eccoci arrivare poi nel cortile centrale con il grande obelisco dove sono situate le cappelle gentilizie, luogo di sconfinata produzione artistica dove la memoria degli uomini è scolpita nella pietra e diventa eterna. Tra le tante opere, l’ Angelo Musicante di Vico Consorti,
una statua leggiadra, ricca di espressione e movimento, un po’ come quella musica amata dal conte Guido Chigi Saracini a cui l’opera è dedicata.
Attraversando la zona si raggiunge il loggiato destro del cimitero, dove si può ad ammirare l’arte senese nel suo periodo Liberty. La prima opera in questo stile è la tomba di Giuseppe Bratto, dell’artista Patrizio Fracassi, ma anche le tre giovani figure femminili della tomba di Giovanni Coradeschi, opera di Guido Bianconi. “Io la trovo bellissima – ci dice emozionato il provveditore della Misericordia, Andrea Valboni-. La posa delle donne, il senso di abbandono e di tristezza, ma anche di confortarsi a vicenda, mi colpisce molto”. Ma il cimitero monumentale è anche un luogo dove si può conoscere dove sono le tombe di alcuni dei personaggi illustri della nostra città. Qui infatti sono sepolti poeti satirici come Quinto Settano, nome d’arte di Ludovico Sergardi, poeta famoso per le sue quattordici satire scritte alla fine del 1600, un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della Curia romana del tempo.
Nel camposanto della Misericordia poi ci riposa anche l’impavido Ettore Martini, senese d’adozione, che con un battaglione d’alpini resistette per venti mesi nonostante le mine fatte brillare sotto la cengia dagli austriaci. Per schernire o provocare i nemici, Martini dopo la terza mina trasferì sul bordo della cengia la fanfara del battaglione, che eseguì un estemporaneo concerto bandistico, destinato a rimanere negli annali degli Alpini. Sculture, statue, bassorilievi sono solo una piccolissima parte di quello che è un luogo immenso e che continua anche sottoterra, nelle catacombe note come Voltoni, dove riposano tanti senesi vissuti nella prima metà dell’800. Uno di questi è Gioacchino Mencarini, un giovane patriota che a soli diciassettenne donò la sua vita per l’indipendenza italiana lottando insieme all’esercito piemontese. Una zona, quella dei Voltoni avvolta da un alone di mistero. Si pensa infatti che qui sorgesse l’antica cripta del monastero di Monte Oliveto e guardando alcune delle colonne portanti, o degli archi a sesto acuto presenti, viene da pensare che qualche struttura possa appartenere ad un’epoca antecedente alla creazione del cimitero e sotto il tufo, sedimentatosi nel pavimento dei sotterranei, alcuni pensano che ci siano dei lastroni più antichi.
Alla fine la sensazione che ci resta è quella di aver visitato un museo a cielo aperto, dove gli affreschi e le sculture rendono immortali coloro che altrimenti sarebbero stati forse destinati all’oblio. Le opere nonostante i tanti anni d’età non sembrano però avere ceduto ai segni del tempo. Questo grazie anche alla passione dei tanti giovani studenti del liceo artistico che ogni anno, grazie all’ex alternanza scuola-lavoro dedicano tempo e passione alla conservazione delle statue. “Di progetti ne abbiamo fatto molti ed i ragazzi sono sempre entusiasti, quest’anno concentreremo il loro lavoro tutto in una settimana. Questo cimitero, dal 1843, ospita diverse migliaia di defunti e i costi di manutenzione a volte sono enormi. Di recente per rifare un tetto abbiamo speso 800 mila euro – ci racconta Valboni -. Il luogo però è magico ed il fatto che qui arrivino anche visitatori dagli Stati Uniti e dal Giappone ne è la prova. Per questo motivo avrei l’intenzione di progettare una guida da dare a chi porta qui i turisti”.
Macro Crimi
Per chi volesse visitare il cimitero monumentale, durante l’orario invernale è aperto dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30. Nei giorni di celebrazione per Ognissanti e per i morti l’orario sarà continuato
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