Il comitato Si.amo le scuole comunali parla dell’intento del Comune di esternalizzare un asilo. “Il Comune smantella i servizi all’infanzia – si legge in una nota. – Ci risiamo. Purtroppo. Apprendiamo in queste ore che il Comune di Siena e, nello specifico, l’assessore Paolo Benini, sono pronti a tornare alla carica per smantellare gli asili nido e le scuole d’infanzia comunali. Sembra assurdo, ma non lo è. L’amministrazione comunale vuole liberarsi dal fardello della gestione delle sue eccellenze nell’infanzia 0-6. Non possiamo che definire sconsiderata e totalmente immotivata tale decisione. Infatti, la motivazione economica non può essere usata di nuovo come scusa dato che, il Comune prevede (giustamente) di assumere 82 nuove unità di personale nel 2021”.
“E’ una scelta priva di ogni logica – scrivono ancora dal comitato – se pensiamo al momento di emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo, alle difficoltà che abbiamo vissuto, agli sforzi fatti dal Comune stesso, dai suoi dipendenti e da tutte le famiglie di Siena. La decisione è ancora più assurda se si pensa che il nuovo governo ha dichiarato di voler potenziare gli investimenti della scuola. L’arroganza, che con questo atto politico viene messo in campo, è dimostrata anche dal totale disinteresse che l’assessore Benini e l’amministrazione hanno dimostrato verso le famiglie di Siena, verso i dipendenti dei servizi educativi e verso tutte le famiglie e i bambini che il comitato ha rappresentato e continuerà sempre a rappresentare. L’assessore non ha rispettato la parola data. Aveva garantito coinvolgimento e informazione su questi temi, al fine di portare avanti un dibattito sano, condiviso e positivo per la città. Vista questa mancanza, ci rivolgiamo direttamente al sindaco Luigi De Mossi e chiediamo: quali sono i veri motivi che vi spingono ad esternalizzare un asilo nido? Attendiamo una risposta, aperti come sempre al dialogo nell’interesse dei bambini e di tutta la città”.
Interviene sull’argomento anche il gruppo Per Siena: “La comunità scolastica vive un momento di grande difficoltà, i contagi non diminuiscono, le quarantene di intere classi e dei docenti aumentano, il virus con le sue varianti complica il tracciamento, si allungano i tempi di contenimento dei contagi, la campagna di vaccinazione mostra evidenti criticità e molti istituti scolastici sono in difficoltà. La gestione si fa sempre più impegnativa e merita una regia all’altezza della situazione. Siamo provati e quando ci si trova in condizioni di stress, le risposte emotive allo squilibrio possono assumere le forme più disparate. La peggiore è quella che deriva dalla scarsa fiducia nelle istituzioni e nell’organizzazione. Gli appelli alla prudenza del sindaco non bastano a rassicurare, le dichiarazioni dell’assessore all’istruzione, i suoi continui riferimenti ai protocolli, non fermano le famiglie che ormai, rassegnate all’autogestione del disagio, fanno direttamente appello alle dirigenze scolastiche per attivare la dad come extrema ratio nel tentativo di risparmiare ai propri figli focolai d’infezione, evitando spazi che non hanno mai consentito un vero distanziamento o l’uso dei mezzi pubblici. I docenti in presenza si ammalano, alcuni di loro nella difficoltà dell’isolamento continuano a collegarsi ed a mantenere il ritmo, l’approccio inclusivo non è mai mancato, l’utilizzo dei mediatori didattici non ha mai spento l’interazione, le attività, la comunicazione partecipata. Fino ad ora la motivazione ha garantito un buon livello di tenuta e di coesione, ma tutto ha un limite. Non ci sono vaccini a sufficienza, Astrazeneca è stato somministrato a singhiozzo al personale scolastico, la fascia più debole dei docenti over 55 è rimasta scoperta, mentre curiosamente dosi di vaccino sono state somministrate a dipendenti pubblici in smart-working. Intanto si susseguono le notizie di nuovi tagli alle consegne. Dulcis in fundo, in una situazione così compromessa, il Comune torna a parlare di esternalizzazione di servizi all’infanzia, con una leggerezza inopportuna e imperdonabile. Non è il momento di fare proclami, raccomandazioni o laconici inviti all’autodisciplina, ora servono urgentemente risposte concrete”.
Questo il pensiero di Pietro Staderini di Sena Civitas: “Quali sono i motivi oggettivi per i quali l’amministrazione deve appaltare la gestione di un asilo nido comunale? Suggerisco poi di approfondire le ragioni di questa scelta e di desistere dalla decisione presa. E’ con queste richieste al sindaco di Siena che ho presentato un’interrogazione urgente da discutere nel prossimo consiglio comunale di mercoledì 24 febbraio. Appaltare un asilo è una scelta che non condivido poiché per me, i servizi alla persona di un’amministrazione comunale devono rimanere nell’alveo pubblico che garantisce e mantiene elevati standard qualitativi nella gestione. I servizi educativi all’infanzia ricoprono un tema pedagogico-didattico troppo delicato per essere derubricato come mero aspetto amministrativo senza considerare che i programmi e i progetti consolidati nel tempo, offrono ai bambini e alle famiglie garanzie qualitative che, nel caso di Siena, sono caratteristiche distintive. Sappiamo bene che i servizi all’infanzia erogati dal Comune di Siena si distinguono per qualità da decenni, grazie agli indirizzi socio-educativi e alle peculiarità professionali del personale che caratterizza qualità e serietà della nostra realtà. Quindi, non ravvisando criticità di bilancio né particolari criticità legate alle coperture di personale del servizio, la scelta non è affatto condivisibile e chiedo trasparenza”.
Ancora Staderini: “Io sono sempre stato contrario alle esternalizzazioni dei servizi alle persone. Vedremo mercoledì in consiglio comunale se ci sono motivi oggettivi o quant’altro. Si tratta di una mozione di urgenza, quindi sapremo se è stata accettata solo mercoledì. Il servizio sia sanitario che educativo per quanto mi riguarda deve sempre stare sotto l’egida comunale. Il fine pubblico è quello di fare le cose nell’interesse della comunità. Il fine del privato è fare guadagno. Il privato guadagnerà sul personale, quindi solitamente si cerca di limare all’osso i costi relativi al personale. Le tutele per i lavoratori sono maggiori nel pubblico che nel privato. Ma se io svendo scuole o strutture sanitarie si creano danni inimmaginabili”.