Quentin Tarantino, Pupi Avati, Emir Kusturica, Franco Nero. Questi sono solo alcuni dei nomi che hanno fatto parte del documentario Life as a B-Movie in concorso nella categoria ‘Classics documentari’ al 76esimo Festival del cinema di Venezia. Il protagonista del lungometraggio sarà il senese Piero Vivarelli, regista, sceneggiatore e paroliere di canzoni di successo come Ventiquattromila baci e Il tuo bacio è come un rock di Celentano. Alla regia ci sono Fabrizio Laurenti ed il nipote di Piero Vivarelli, Niccolò. Tra i tanti personaggi che appariranno nel film c’è anche il figlio di Piero , Oliviero Vivarelli. “L’idea è tutta di mio cugino Niccolò – ci racconta Oliviero-. Lui è stato un cultore di tutti i film di babbo. Questo loro progetto è durato un bel po’ di anni, ora siamo alla fine. Hanno parlato veramente con tutti e sono andati in ogni parte del mondo per trovare piccole ‘chicche’ su mio padre, alcune non le conosco neppure io”.
Life as a B-movie racconta la vita di Vivarelli ed il suo cinema “che ha plasmato l’immaginario di un’intera generazione – commentano nel sito della Biennale di Venezia Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli – che ha vissuto ogni suo film come un piccolo stimolo a non fermarsi, un incitamento verso una meta (utopia?) rivoluzionaria”. Una generazione che da lui viene descritta in Urlatori alla Sbarra che parla di un mondo giovanile che si muove a rimo di rock, ma Piero Vivarelli è stato un’artista poliedrico che ha saputo affrontando ogni tipo di genere cinematografico: c’è quello politico che viene narrato in Oggi a Berlino , c’è la rivoluzione sessuale con Il dio serpente, c’è il Django di Corbucci (Vivarelli ha scritto la sceneggiatura), un lungometraggio antesignano dello spaghetti western.
“Babbo però era prima di tutto un grande contradaiolo, del Montone – ci dice il figlio Oliviero -. Mi ricordo che quando era a lavorare ai Caraibi per Il dio Serpente, non avendo all’epoca ne cellulari ne internet, fece smuovere l’ambasciatore italiano per sapere come fosse andato il Palio”. A Venezia il documentario verrà trasmesso una prima volta il 4 settembre nella sala Volpi, il 5 ed il 6 settembre invece andrà in scena nella sala Pasinetti. In autunno sarà in mostra anche al festival di Copenaghen e forse arriverà anche in città per il Terra di Siena film festival. “Ad ora ho visto solo uno spezzone, in realtà – conclude il figlio Oliviero-. Mi ci sono commosso. Solo nel rivederlo e sentirlo posso dire che è stata una bella botta allo stomaco, ovviamente positiva. Non mi aspettavo nemmeno io che così tanta gente amasse il suo lavoro. Quentin Tarantino per esempio era un collezionista dei suoi film”.
Marco Crimi