Emergenza-urgenza, continuità assistenziale e servizi socio-sanitari, questi i tre filoni su cui si basa la riforma della sanità territoriale che la Regione Toscana sta delineando, alla luce delle delibere 1424, 1425, 1508. Le linee di indirizzo in via di attuazione sono state presentate e condivise oggi al seminario “Gli obiettivi della sanità toscana”, tenutosi a Grosseto, all’auditorium dell’ospedale Misericordia.
Protagonista della riforma è la persona, il cittadino contestualizzato nel proprio territorio. Gli obiettivi infatti mirano a rendere più efficienti, efficaci e capillari i servizi che rientrano nelle più ampie tematiche in discussione, per garantire maggiore prossimità e quindi equità di accesso alle cure e all’assistenza socio-sanitaria, migliore integrazione grazie alla collaborazione in rete tra i professionisti sanitari del territorio, ma anche con la comunità, le istituzioni, il volontariato, le associazioni, i comitati di partecipazione. Una migliore organizzazione del sistema territoriale genera effetti positivi anche sul funzionamento degli ospedali, in un circolo virtuoso di efficientamento delle risorse e di ottimizzazione delle risposte sanitarie ai bisogni di salute della popolazione.
Ad aprire il convegno, i saluti del direttore generale della Asl Toscana sud est, Antonio D’Urso, il direttore generale AOU Senese, Antonio Barretta, l’assessore al Sociale, Politiche della casa, Rapporti con il Coeso, Sara Minozzi, in rappresentanza del sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il presidente Conferenza dei sindaci aziendale, Giuseppe Gugliotti, il presidente III Commissione Sanità della Regione Toscana, Enrico Sostegni.
Tanti i temi di interesse, toccati durante l’evento, voluto dalla Regione e organizzato in sinergia con la Asl Toscana sud est. La riorganizzazione prevede infatti interventi di rimodulazione dei servizi già in essere e l’introduzione di alcune novità: le prospettive presentate disegnano una nuova architettura dell’assistenza territoriale, anche sociale, attraverso le Case di comunità, gli ospedali di comunità e le COT, centrali operative territoriali. Tutto ciò finalizzato al potenziamento delle cure domiciliari e della sanità d’iniziativa che assicuri una presa in carico dei pazienti, in particolare dei soggetti fragili e anziani maggiormente colpiti da patologie croniche, integrata, completa e in tempi rapidi.
Stesso discorso per l’emergenza e la continuità assistenziale, per cui per esempio è prevista l’istituzione di un numero unico (116117), dedicato alle esigenze sanitarie non urgenti a beneficio di una migliore appropriatezza degli interventi e quindi dell’impiego di personale e mezzi.
Un quadro generale sulla riforma per quanto concerne l’aspetto prettamente sanitario lo definisce l’assessore regionale al Diritto alla salute e sanità, Simone Bezzini, nel suo intervento: “Le riforme in atto non puntano a tagliare, ma all’uso ottimale delle risorse economiche e professionali. La riorganizzazione dei servizi punta a garantire ai cittadini pari opportunità di accesso a prestazioni sanitarie migliori, indipendentemente da dove vivono. Dobbiamo proiettare nel futuro l’ottimo posizionamento che la Toscana ha ottenuto nella griglia dei Lea e per farlo serve il coraggio dell’innovazione. Emerge infatti la necessità di costruire un nuovo equilibrio tra quantità, qualità e sostenibilità dei servizi alla luce di una minore disponibilità di risorse a livello nazionale. La nostra è una sfida importante e dobbiamo avere il coraggio di innovare e ragionare anche su altre priorità programmatiche come per esempio i pronto soccorso. Le riforme riescono solo attraverso percorsi di collaborazione e condivisione con tutti i soggetti interessati. Lavorare sulla partecipazione è un valore aggiunto che si riconosce al sistema sanitario”.
I punti salienti della riforma legati al sociale sono affrontati dall’assessora regionale alle Politiche sociali, edilizia residenziale pubblica e cooperazione internazionale, Serena Spinelli: “Siamo in una fase di cambiamento socio economico importante di cui non conosciamo l’impatto che avrà sulle persone, soprattutto sui più fragili. Si presenteranno nuove sfide da affrontare se vogliamo che le nostre comunità siano più inclusive. Una cittadino su 4 della Toscana ha più di 65 anni, una buona percentuale di questi sta bene ed è attiva. Il nostro obiettivo è che stiano bene più a lungo possibile, il che significa promuovere azioni e attività di invecchiamento attivo. Abbiamo deciso di favorire, potenziare e supportare tutte le possibilità di autonomia per le persone con disabilità, non sono queste ultime a doversi adattare alle comunità, ma sono le comunità che devono adattarsi per far sì che siano realmente accessibili a queste persone. A tutto ciò si somma l’aumento della povertà. A fronte di questo quadro generale, il sistema pubblico deve dare delle risposte attraverso anche la condivisione e la partecipazione di azioni e obiettivi che si snodano lungo la rete costituita da Regione, Asl, Enti locali, Rete ospedaliera universitaria, come pezzi di uno stesso puzzle. E’ necessario costruire un sistema territoriale che dia la certezza dell’accesso ai servizi, che faccia capire dove inizia e dove finisce il percorso di presa in cura. Questo concetto è messo ben in evidenza nella normativa nazionale dove nei LEA viene incluso il PUA, punto unico di accesso, che non è solo uno sportello ma l’inizio di un percorso. Per dare garanzia di adeguata conoscenza dell’offerta di servizi territoriale è necessario alimentare le connessioni tra le istituzioni, le competenze territoriali, la rete del terzo settore”.
Le parole del direttore Sanità, welfare e coesione sociale della Toscana, Federico Gelli sulle linee guida delle riforme regionali: “Le riforme sono efficaci se producono cambiamenti veri e decisivi. Stiamo lavorando per adeguare ai migliori standard nazionali e internazionali dei sistemi sanitari e socio-sanitari, in particolare in riferimento ai servizi di Emergenza-urgenza e Continuità assistenziale. Alle Aziende sanitarie dei vari territori spetterà calare nelle proprie realtà le riforme, con il coinvolgimento dei diversi attori interessati, ovvero Comuni, associazioni, comitati di partecipazione, volontariato, ordini professionali”. Il direttore Gelli ha poi focalizzato l’attenzione sui punti di forza della riforma: trasporto sanitario, mobilità sanitaria dei cittadini, governance della spesa farmaceutica e delle liste di attesa. Ha spiegato poi in dettaglio l’attivazione del numero unico europeo 116117 per tutti i casi che non presentano carattere di emergenza, che andrà ad affiancare il numero 112. Infine, ha illustrato le novità sulla Continuità assistenziale: “A tutti i territori sarà garantita la copertura sanitaria. Il nuovo modello è rivoluzionario in quanto ci consente di dare risposte in tempo reale ai bisogni di salute dei cittadini garantendo massima prossimità, lasciando agli ospedali la presa in carico e la gestione degli acuti”.
Da mettere in evidenza anche la partecipazione di Daniela Matarrese, responsabile settore Assistenza sanitaria territoriale e di Michela Maielli, responsabile settore Assistenza ospedaliera, qualità e reti cliniche, della Regione Toscana.
Il direttore generale D’Urso spiega come la Asl Toscana sud est intende dare gambe alle riforme presentate: “Quello di oggi è un appuntamento importante, da una parte Regione Toscana e Asl Toscana sud est e dall’altra sindaci, associazioni, utenti, professionisti e cittadini condividono il percorso di rinnovamento della sanità toscana, in tema di servizi territoriali, case di comunità, ospedali di comunità, centrali operative territoriali COT, punti di emergenza territoriale, 118, continuità assistenziale. Temi su cui la Regione è intervenuta con le tre delibere presentate oggi. La Sud est è un’azienda territorialmente enorme, gli obiettivi che avevamo, che abbiamo e che avremo è portare la sanità più vicina ai cittadini. Investimenti su strutture e tecnologie, che consentano la presa in carico, sviluppo e potenziamento della rete dei servizi, sono i nostri obiettivi. Il pnrr ci viene incontro per la realizzazione di case della comunità, ospedali di comunità, progetti come le strutture che sorgeranno nella sede di Villa Pizzetti a Grosseto e altri ancora. Non basta investire sulle mura, bisogna canalizzare le risorse anche sui professionisti e sulle tecnologie, diagnostiche e informatiche. Le proposte di oggi andranno avviate solo dopo aver realizzato una fase di ascolto. Noi, come Area vasta, faremo incontri ad hoc con la Conferenza aziendale dei sindaci, gli organismi di tutela e Comitati di partecipazione”.
Dal contesto regionale, il seminario punta l’attenzione alla dimensione locale, mettendo in luce lo stato dell’arte e le direttrici di sviluppo in via di attuazione dei servizi territoriali nella realtà della Asl Toscana sud est. Con l’obiettivo di coinvolgere e consentire massima partecipazione a tutti gli attori della sanità, alcuni professionisti delle tre province della Sud est hanno riportato la loro esperienza lavorativa, declinandola dal punto di vista operativo e organizzativo insieme alla dimensione umana, di persone esperte a contatto con altre persone che hanno dei bisogni di salute. Per questo, introdotti dal direttore sanitario, dal direttore amministrativo e dal direttore Servizi sociali della Asl Toscana sud est, Simona Dei, Antonella Valeri e Patrizia Castellucci, sono intervenuti nell’ambito dell’Emergenza, medici del 118, sul campo e della Centrale, un infermiere di ambulanza e un medico di continuità assistenziale; per la Rete dei servizi sanitari e socio-sanitari hanno raccontato la loro storia un medico di medicina generale, un assistente sociale, un medico di Cure primarie, un geriatra di comunità, un infermiere specializzato e un infermiere di famiglia.
Chiude la giornata il presidente della regione Eugenio Giani: “E’ un grande piacere essere qui, ringrazio tutti gli operatori che sono il corpo della sanità pubblica Toscana. Lavoreremo con impegno per aumentare l’offerta dei servizi sul territorio e cercheremo di farlo anche approfittando del fatto che il pnrr ci dà risorse per nuovi investimenti, come 77 case di comunità, 30 ospedali di comunità, quale risposta alla lunga degenza. Dobbiamo puntare alla modernizzazione delle nostre strutture. Credo molto che il territorio possa essere argine agli in accessi inappropriati al pronto soccorso. Dobbiamo sentirci tutti parte di una squadra, avere la consapevolezza che la sanità toscana significa espressione di un mondo dove lavorano più di 100mila operatori, dobbiamo sentirci sempre di più un tutt’uno con l’obiettivo di offrire quanto dichiara l’articolo 32 della Costituzione, ovvero la garanzia di una medicina universalistica che dia a tutti la possibilità di vivere la cura nello stesso modo, un obiettivo che vorrei rappresentasse l’identità toscana. Un elemento di civiltà da proteggere e potenziare”.