L’attrice Sonia Bergamasco (per molti italiani la moglie di Montalbano o la spietata dottoressa Sironi di Quo Vado), in questo weekend a Siena per portare in scena una bella rivisitazione della Locandiera di Goldoni, sabato mattina ha deciso di salire su un palco molto particolare.
Insieme ad altri due compagni di scena, Giovanni Franzoni e Marta Pizzigallo, l’attrice ha fatto visita agli ospiti della Casa Circondariale di Santo Spirito per condividere esperienze, curiosità e semplici riflessioni con i detenuti.
L’incontro si è aperto con le prime impressioni degli attori sull’ambiente del carcere (per l’attrice Marta Pizzigallo era la prima volta) e poi si è subito incanalato su una discussione corale dove i detenuti, parlando anche delle loro esperienze personali, hanno raccontato la quotidianità e la routine della vita nella casa circondariale, cercando di far capire ai tre ospiti la distanza tra il carcere che spesso loro stessi hanno raccontato nel cinema (recente è il “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani con Antonio Albanese e la stessa Sonia Bergamasco) e quello reale, vissuto dai tantissimi reclusi nelle strutture penitenziarie italiane (e non solo).
Un detenuto ha provato quindi a spiegare l’importanza del sistema penitenziario come strumento di riabilitazione, sottolineando però come questo sforzo possa risultare vano senza un solido percorso di reinserimento sociale.
Il carcere fornisce una base per la riflessione e la rieducazione, ma la vera sfida inizia al momento del rilascio. E spesso non è facile togliersi di dosso la pesante etichetta di “ex detenuto”.
Sonia Bergamasco, consapevole dell’imprescindibile ruolo formativo del teatro, ha voluto sapere quanti tra i detenuti presenti partecipano al laboratorio teatrale o a quello di musica. Queste attività, infatti, si rivelano catalizzatori potenti nella crescita e nella serenità di una persona costretta a vivere in pochi metri quadrati. Il teatro, in particolare, consente ai detenuti di interpretare ruoli diversi, stimolando l’empatia, la comprensione e il rispetto reciproco.
E allora tutti in scena! I detenuti hanno avuto, infatti, l’opportunità di esibirsi davanti un pubblico di esperti del settore. Ha rotto il ghiaccio il gruppo musicale Cella musica, nato dalla bellissima collaborazione tra detenuti, agenti penitenziari e volontari esterni con due cover: Bang Bang (nella versione italiana) e El Diablo dei Litfiba.
E dopo i musicisti è stato il turno degli attori (quelli del carcere), capitanati dall’instancabile Ugogiulio Lurini, che, mal celando la grossa emozione di esibirsi di fronte a chi il teatro lo fa di mestiere, hanno messo in scena alcuni pezzi estratti del loro repertorio più recente (O’ zappatore di Mario Merola). Non potevano infine mancare le toccanti poesie in napoletano di Salvatore.
Dopo circa un’ora e mezza di incontro, un agente è arrivato a riportare i detenuti con i piedi per terra, alla routine del carcere (di lì a poco sarebbe passato il carrello con il pranzo) e c’è stato giusto il tempo per qualche stretta di mano e qualche autografo. Il sipario anche questa volta si doveva chiudere. Ma di questa mattinata particolare, sono sicuro, rimarrà un bel ricordo sia ai detenuti presenti sia agli artisti che, molto gentilmente, hanno deciso di dedicargli una loro mattinata libera. Grazie di cuore.
Claudio Marini
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