“Come noto alle cronache da ormai due anni il Comune di Siena ha deciso di applicare una tariffa costo mensa maggiorata solo ai bambini non residenti nel comune stesso ma che frequentano le scuole del senese. Con il cambio di giunta ci saremmo auspicati un cambio di direzione; tutti i candidati a Sindaco di Siena infatti, fatta eccezione che per uno, avevano espresso la necessità reale di non creare discriminazioni fra bambini e conflitti con i comuni contermini. Purtroppo il sindaco Fabio pare essersi dimenticato questa promessa elettorale e, in continuità con la precedente giunta, ha corretto le tariffe sì, ma ha mantenuto di fatto un aumento per i soli non residenti: 6,60 euro al giorno contro i 6,40 di chi ha un Isee massimo”. Questo il comunicato diffuso ieri dal Gruppo genitori Cara mensa comunale senese che riportiamo di seguito.
“Come gruppo di genitori ci siamo parzialmente rassegnati a questa situazione discriminatoria costante e reiterata ma abbiamo comunque deciso di provare a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa situazione, nella speranza che qualcosa cambi. Abbiamo presentato una proposta di legge, sulla falsa riga di una precedente proposta a firma della regione Liguria perché si definisse questa situazione e la regione stessa si adoperasse per regolamentare eventuali abusi; solo in Toscana se ne contano una decina, ma purtroppo la risposta della regione è stata negativa, cioè ci sono tutti solidali ma non viene fatto nulla per migliorare la situazione. L’assessore regionale Alessandra Nardini (Pd) ci fa sapere che “con un atto normativo regionale si andrebbe ad interferire su una funzione fondamentale che la Costituzione, agli articoli 117 e 118, assegna ai Comuni e potrebbe verosimilmente essere oggetto di impugnativa da parte del Governo”, in barba ai più noti articoli 3 e 34 della Carta Costituente; non solo la Garante all’infanzia sottolinea la necessità “di valutare, come già accade in altri Comuni, la possibilità di presentazione della dichiarazione Isee anche da parte delle famiglie degli alunni non residenti e la conseguente applicazione alle fasce di reddito più disagiate delle tariffe applicate alle famiglie residenti, al fine di trattare parimenti situazioni della medesima natura. Del resto continua la Garante “la diversificazione in atto, come ho sottolineato, essendo basata esclusivamente sulla residenza e non sulle condizioni economiche del nucleo familiare di appartenenza dell’alunno, non sembra ragionevolmente essere congruente con una interpretazione costituzionalmente orientata del diritto allo studio che deve essere assicurato ad ogni cittadino”. Parole forti ma anche questa voce interna la Regione viene costantemente disattesa; a questo si aggiunge il silenzio dei Sindaci dei Comuni contermini, sodali solo a parole anche nelle loro precedenti dichiarazioni dove parlavano di pura “discriminazione”. L’assessore Loré ha dichiarato in merito come l’aumento “serva
a compensare in parte l’addizionale Comunale che versiamo ai nostri Comuni di residenza”, ignorando che uno, l’aumento supera di gran lunga tale addizionale in termini numerici e due, gli alunni non residenti che frequentano le scuole medie e quelli che fanno il modulo alle elementari non usufruiscono del servizio mensa. Di nuovo, come si chiama questa se non discriminazione?”
“Qualcuno ha detto a torto, che questa storia è diventata una battaglia politica, evidentemente la politica oggi sia di destra che di sinistra non è in grado di tutelare i suoi cittadini specialmente le fasce più deboli come i bambini, chi avrà il coraggio di cambiare?” conclude infine il gruppo genitori Cara mensa Comunale Senese