Come oggi l’inglese, per molti secoli della storia europea il latino è stato lingua sovranazionale, mezzo di comunicazione fra popoli e fra individui, mercanti e politici, intellettuali e scienziati.Su questo tema si tiene all’Università di Siena, al San Niccolò, il convegno su “Global Latin, testi latini d’America e d’Asia fra Medioevo e prima età moderna”, in particolare sulle testimonianze della conoscenza e dell’utilizzo del latino in Cina, Corea e Giappone. Ricerche recenti testimoniano che il latino, per tutto il millennio medievale e per i tre secoli successivi al Rinascimento, è stato occasionalmente lingua di espressione culturale non solo in decine di nazioni europee ma anche in America, Medio Oriente, Estremo Oriente, in parte anche Africa. Attraverso i resoconti di mercanti, esploratori, missionari, soprattutto francescani e gesuiti, centinaia di diari, trattati, lettere e racconti hanno portato alla Cina conoscenze occidentali che le erano poco conosciute come la geometria o la chimica, l’idraulica o la fisica, allo stesso tempo portando in Europa la cultura, soprattutto morale ma anche geografica, zoologica, medica e botanica di Cina e Giappone. Questo patrimonio immenso comincia a essere oggetto di studi in tutto il mondo e ora anche in Italia, attraverso il progetto digitale Eurasian Latin Archive dell’Università di Siena: dopo la presentazione a Seul un anno fa, l’appuntamento all’Università di Siena riunisce, per iniziativa del Centro di Studi Comparati I Deug-Su, esperti italiani, europei, cinesi, coreani e giapponesi. Il progetto PRIN “Eurasian Latin Archive” è stato cofinanziato dalla Regione Toscana e per la parte elettronica dall’azienda Questit di Siena.