“Sto bene. Nell’infuriare della tempesta procellosa mi meraviglio ancora di essere in salute perfetta. Ne ringrazio Iddio (…) per avermi salvato. Preghi, preghi ancora per i suoi giovani che vivono nella fede”.
Non si tratta di una lettera ma di una cartolina, spedita dal Regio Esercito, più esattamente da un sottotenente della fanteria, 22esima Divisione. E’ il 22 dicembre del 1915, esattamente cento anni fa. Le parole, scolorite dal tempo in più parti, sono state vergate da Carlo Laghi. Un altro dei giovani ‘esploratori’ cresciuti al ricreatorio del Costone con don Nazzareno Orlandi, un altro che non avrebbe invece fatto ritorno con quella salute di cui parla.
Dopo l’offensiva autunnale del 1915, infatti, ed in vista dell’imminente inverno le truppe rimaste in prima linea avevano iniziato i lavori di rafforzamento delle posizioni raggiunte, dedicandosi anche a risanare il campo di battaglia dai cadaveri insepolti ed in stato di decomposizione avanzata. Constatata poi la quasi inutilità dell’artiglieria tradizionale contro le difese passive, venivano emanati ordini perché contro di esse si procedesse con le armi da trincea e con i sistemi della guerra di mine.  Da entrambe le parti, italiana e austriaca, erano stati emanati ordini per tenere sotto pressione gli avversari e, ove possibile, riconquistare almeno parte delle posizioni perdute. nel dicembre del 1915 gli alti comandi di entrambi gli schieramenti emisero espliciti ordini per impedire qualsiasi tentativo di instaurare una tregua: alcune unità furono incoraggiate a compiere incursioni contro le linee nemiche e a molestarne continuamente le postazioni, mentre per scoraggiare qualsiasi comunicazione tra i soldati furono organizzati sbarramenti di artiglieria lungo tutta la linea del fronte per l’intera giornata di Natale; queste misure si dimostrarono non del tutto efficaci e anche durante il giorno di Natale del 1915 si verificarono piccole e brevi tregue tra i belligeranti, sebbene in proporzioni minori rispetto al 1914.
Un anno, dopo, il 22 dicembre 1916, arriva dal fronte un’altra cartolina indirizzata a don Orlandi ed è firmata da Alfredo Cubattoli. Parole che fanno sorridere con amarezza se si pensa che un ragazzo in guerra si scusi per il ritardo nella risposta: “…Gentilissimo signor don Nazzareno, la prego di volermi scusare se con ritardo rispondo alla graditissima sua lettera (…) ho cambiato sezione. Ora mi trovo alla sezione Sussitenza alla 12esima divisione e ci sto benissimo, la mia salute è ottima, il simile voglio sperare sia di lei. Con dispiacere ho appreso dalla sua lettera che i due amici, Montagna e Prioro, sono feriti e si trovano degenti all’ospedale di Siena. Gli porto i miei saluti…(…)”. Poi saluti, gli auguri di Buon Natale ai quali si aggiunge, in calce, ‘saluti anche da Ademaro Mazzini’.
Katiuscia Vaselli
Un grande ringraziamento a Roberto Rosa e all’Archivio Storico del Costone – collezione lettere e cartoline di Monsignor Nazareno Orlandi – perché è questa collaborazione che ci ha reso possibile il racconto.