Alberico Gentili (San Ginesio, 1552 – Londra, 1608), autore del “De iure belli” (1598), è annoverato dalla storiografia fra i fondatori del diritto internazionale moderno, assieme a Francisco De Vitoria e Ugo Grozio. Oltre a quest’opera di carattere politico il Gentili, esule in Inghilterra per motivi religiosi, compone numerosissime altre opere di natura giuridica, morale e teologica: fra queste ultime il “De papato romano Antichristo”, rimasto però inedito fino alla pubblicazione dell’edizione critica da parte di Giovanni Minnucci (Monduzzi Editoriale, Milano 2018), Ordinario di storia del diritto medioevale e moderno del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena, il quale già in precedenza si era dedicato allo studio della produzione scientifica dell’esule italiano con numerose pubblicazioni. L’opera, autografa, è conservata in un testo manoscritto, per complessivi 190 fogli, nella Bodleian Library di Oxford, l’Università dove Gentili aveva trovato accoglienza sin dal 1580, e nella quale, per decisione della regina Elisabetta I, sarà titolare dal 1587 della cattedra di regio professore di Civil Law.
Con questo testo si apre un altro capitolo della storia dell’eresia italiana del Cinquecento, tema appassionante e drammatico a cui si sono dedicati storici come Cantimori, Firpo, Marchetti, John Tedeschi, Prosperi, e che vide protagonisti anche “eretici” senesi come Bernardino Ochino e Lelio e Fausto Sozzini, costretti a rifugiarsi da una parte all’altra dell’Europa perché irrimediabilmente critici e assertori della libera interpretazione della Sacra Scrittura. Dobbiamo al pluriennale “titanico” sforzo del Prof. Minnucci la conoscenza di questo testo rimasto inedito per le ragioni espresse nell’ampio saggio introduttivo, da ricondurre molto probabilmente ai conflitti con gli ambienti puritani, ed in particolare con l’autorevole teologo John Rainolds: personaggio che, come la storiografia ha dimostrato, era stato uno dei più acerrimi avversari di Giordano Bruno all’epoca del suo soggiorno oxoniense, e che dibatterà lungamente col giurista italiano – anche con toni fortemente polemici – circa le competenze del teologo e del giurista e il ruolo “politico” della teologia e del diritto.
Il tema è veramente dirompente: dimostrare che il Papa è l’Anticristo dell’Apocalisse di S.Giovanni. Lo sforzo del Prof. Minnucci è consistito, oltre che nella trascrizione e nell’edizione di un testo in latino redatto in diversi anni (dal 1580 al 1585), con frequenti aggiunte e ripensamenti (fino almeno al 1591), nel ricercare la fonte delle innumerevoli note di carattere giuridico scritturistico e letterario che il Gentili aggiungeva a margine del testo per confermare la validità della sua tesi.
Di questo complesso lavoro sono testimoni i due imponenti apparati critici apposti a pié di pagina. Gli argomenti son trattati in 24 Assertiones che vanno dal culto delle immagini ai Sacramenti, al celibato ecclesiatico, al culto dei santi e delle reliquie, alla giustificazione, al libero arbitrio, ai miracoli e al potere temporale della Chiesa, temi scottanti per la definizione di una fede autentica e interiormente vissuta.
Potrebbe sembrare strano dedicarsi allo studio di un’opera, in questo tempo di riconciliazione ecumenica fra confessioni religiose, che equipara la Chiesa cattolica al grande Nemico di Cristo: ma come affermò s.Agostino nel “De vera Religione”, la Chiesa trae profitto dagli eretici a riprova della propria dottrina. Infatti questi spingono gli uomini carnali a cercare il vero, ed i cattolici già persuasi della vita dello spirito, a meglio chiarirlo.
Eugenio Gualandi