“Avevamo chiesto per i saldi almeno una data unica e un indirizzo omogeneo e così è stato. La regione Toscana ci ha comunicato data e regole sulle promozioni dei saldi invernali e anche di quelli estivi. È una buona novità che cerca di dare un ordine ad una materia molto complessa. Sulle diverse forme di promozione c’è ancora tanto da lavorare”. Riccardo Ghini, presidente Federmoda Confcommercio Siena, commenta così la notizia di avvio dei saldi della stagione invernale il 5 gennaio 2022 (primo giorno feriale antecedente l’Epifania) con termine entro sessanta giorni. È fatto divieto di effettuare le vendite promozionali nei 30 giorni precedenti l’inizio dei saldi. C’è anche la data per l’estate: il 2 luglio 2022. Così recita la delibera regionale del 15 novembre scorso.
“Per noi, come detto, era fondamentale avere una data unica per evitare confusione e pendolarismo dei saldi – ribadisce Ghini -. I timori più forti sono legati alla concorrenza sleale e al pericolo che l’attenzione dei consumatori si sposti esclusivamente sulle vendite a prezzo scontato. La forza dei piccoli negozi è nella resilienza e nella capacità di rigenerarsi e di raccontare un prodotto ed il suo valore. Che significa qualità, servizio, disponibilità”.
L’emergenza covid ha messo a lungo in stand by anche il settore moda, che già prima soffriva di una crisi dei consumi. “Vediamo come andrà l’andamento epidemiologico di questo ultimo scorcio del 2021 e come sarà la ripresa. Chiaramente è fondamentale poter vivere il Natale e tutte le occasioni di socialità. Le tante voci che parlano di restrizioni natalizie certo non aiutano i consumi”, spiega ancora, prima di continuare: “Noi non siamo contro
l’online, tutt’altro. Noi siamo aperti al cambiamento e alle evoluzioni della comunicazione e delle tecniche di vendita. Ma c’è bisogno che questo cambiamento sia gestito e dunque c’è bisogno di regole dello Stato perché tutti combattano alla pari, altrimenti i player internazionali giocano su un altro piano e per noi è solo concorrenza sleale”.
“Per questo è necessario mettere in condizione gli operatori delle multinazionali dell’on line di dover contribuire fiscalmente come fanno le piccole imprese – propone Ghini -. Non da non ora chiediamo scelte fiscali tali da incidere sulla tipologia di rete di distribuzione commerciale così da sostenere maggiormente i piccoli negozi, che sono l’anima della città. Scelte fiscali che possono incidere anche sulle trasformazioni che le politiche di vendita in atto determinano sul lavoro nonché sulle stesse città”.
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