Un santuario immerso nella campagna toscana, fuori da tutte le grandi vie di comunicazione, eppure frequentato senza soluzione di continuità dall’epoca degli etruschi a quella dei romani. Con il segreto di una fonte di acqua calda e curativa che per gli antichi era diventata essa stessa una divinità alla quale offrire doni in prezioso metallo per chiedere il bene da tutti più ambito, quello della salute. E se la sorgente, protetta dai travertini e dalle colonne di una monumentale piscina, era inaccessibile ai più, a poca distanza si aprivano forse le vasche di un grande complesso termale pubblico e persino le aule di una scuola di medicina. A pochi mesi dall’ultima campagna di scavo, con il ritrovamento clamoroso di 24 tra statue e grandi votivi di bronzo, migliaia di monete, il Bagno Grande di San Casciano comincia a svelare alcuni dei suoi affascinanti misteri. Raccolti a tempo di record in un voluminoso e denso volume pubblicato da Sillabe editore – dal nome “Il Santuario Ritrovato 2, Dentro La Vasca Sacra”- gli studi e le ipotesi dei luminari di ogni settore coinvolti da Jacopo Tabolli, Emanuele Mariotti e Ada Savi – i tre giovani archeologi autori della scoperta – offrono un viaggio sul bordo di quelle vasche sacre lontane duemila anni che finisce per avviluppare anche il lettore meno esperto in un vortice di storie, di emozioni e di suggestioni dalle quali è difficile liberarsi. Il volume è stato presentato in un incontro con la cittadinanza del borgo della Val di Chiana