
Parlare della ricerca in un’Università sembra “ovvio” e “ridondante”, ma nei “tempi di un imbarbarimento del “pensiero” e delle opinioni”, dove “persone senza alcuna competenza possono permettersi di criticare, senza alcun contraddittorio reale” , occorre ribadirne l’ importanza “senza sosta, sempre, in continuazione”.
Questo il passaggio centrale dell’intervento del rettore Roberto Di Pietra, che stamani ha aperto la seconda giornata della ricerca di ateneo
“Focalizzare la nostra attenzione sui temi della ricerca significa, innanzitutto, conoscere da vicino ciò che ricercatrici, ricercatori, studiose e studiosi svolgono quotidianamente all’interno della nostra comunità – dice Di Pietra-: nelle aule, nei laboratori, nelle biblioteche e negli spazi dedicati alla ricerca, che spesso sono anche spazi esterni, come nel caso delle ricerche sul campo. Tutto questo è fondamentale: va conosciuto all’interno della comunità accademica, ma anche reso visibile all’esterno”.
Durante l’iniziativa particolare attenzione è stata data ai risultati dei vari studi condotti all’Università. “Abbiamo coinvolto imprese, stakeholder e tutti i giovani dei dipartimenti, con l’obiettivo di valorizzare e rendere fertili le loro ricerche”, afferma il docente Michelangelo Vasta, delegato alla ricerca.
Alla docente dell’Università di Bologna Francesca Tomasi e al ceo di Philogen Dario Neri sono stati affidati i keynote speeches. Il docente Domenico Prattichizzo ha introdotto i lavori in merito al trasferimento tecnologico, di cui è delegato.
“Stiamo lavorando in questa direzione, cercando di incrementare il numero di brevetti, che rappresentano lo spartiacque tra il ruolo del ricercatore e quello dell’imprenditore. È proprio su questo fronte che stiamo investendo con decisione. Uno dei principali problemi che dobbiamo affrontare è quello di convincere e motivare i nostri laureati a diventare non solo dipendenti di multinazionali, enti pubblici o medie imprese, ma anche imprenditori: imprenditori all’interno dell’università, oppure in realtà come gli incubatori nazionali”.