Il “tempo di Natale”, oltre ad essere il periodo dell’anno liturgico della Chiesa cattolica e di altre chiese cristiane che commemora gli eventi dell’infanzia di Gesù, è un periodo dell’anno che porta con sé un ricco significato psicologico, capace di toccare profondamente le corde dell’anima umana.
La sua narrazione, che intreccia la nascita di Gesù con simboli di luce, speranza e rinascita, offre un contesto unico per riflettere sui bisogni più profondi dell’essere umano.
In molte culture, il periodo in cui cade il Natale è associato al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, simbolo del trionfo della luce sull’oscurità. Psicologicamente, questo si traduce nella speranza di superare le difficoltà e nel desiderio di un futuro migliore. Gesù Bambino, nato in una mangiatoia, incarna questa speranza: un’umile nascita che porta con sé la promessa di salvezza e redenzione.
La luce – rappresentata dalla stella cometa che guida i Magi – evoca il bisogno umano di una guida, un faro che orienti nei momenti di smarrimento. Questo simbolo è particolarmente significativo per chi vive periodi di crisi personale o esistenziale, offrendo la speranza di ritrovare un cammino.
Come scrisse Sant’Agostino: “Il Cristo è la nostra vera luce; senza di Lui cammineremmo nell’oscurità”. Il presepe, cuore delle celebrazioni natalizie, sottolinea l’importanza della famiglia e delle relazioni affettive. Giuseppe, Maria e Gesù rappresentano una comunità intima e solidale, un rifugio di amore e accoglienza. Psicologicamente, questa immagine risponde al bisogno primordiale di appartenenza e sicurezza, fornendo un modello di unità e connessione in un mondo spesso frammentato, privo di identità.
Inoltre, il tempo di Natale è un momento in cui le famiglie si riuniscono, ricreando rituali condivisi che rafforzano i legami e offrono un senso di continuità: solo curando le radici, la pianta potrà crescere robusta. Per chi vive la solitudine, tuttavia, questo periodo può accentuare il senso di isolamento, sottolineando l’importanza di reti sociali e comunità accoglienti. Come ricordava Papa Giovanni Paolo II: “La famiglia che prega unita, resta unita”. Lo scambio di doni infine, radicato nella tradizione dei Magi, ha un profondo significato psicologico.
Donare è un atto che crea connessione e trasmette valore, esprimendo amore e gratitudine. Ricevere un dono, d’altro canto, può risvegliare sentimenti di riconoscenza e appartenenza. Ciò non ha nulla a che vedere con l’eccessiva commercializzazione della società consumistica che al contrario rischia di svuotare di senso questo gesto.
Il senso del dono lo si ritrova nell’insegnamento di San Francesco d’Assisi: “È nel donare che si riceve”. Infine, il tempo del Natale porta con sé un richiamo al mistero e alla trascendenza. La nascita di Gesù invita a guardare oltre il visibile, a cercare un significato più profondo nella vita quotidiana, a ricercarne il senso. Per molte persone, offre l’occasione per ricollegarsi alla propria dimensione spirituale, trovando conforto e ispirazione in una fede che offre senso e direzione.
La visione spirituale dell’esistenza parla alla psiche umana, rispondendo ai suoi bisogni più profondi di amore, speranza e trascendenza. Riconnettersi a questi profondi bisogni può essere un’opportunità per ritrovare un senso di pace interiore e di sintonizzazione con gli altri, ricordandoci che, anche nelle notti più buie, c’è sempre una luce pronta a guidarci. Le parole di Papa Benedetto XVI: “Natale è il giorno in cui Dio si è fatto così vicino da poter essere visto e toccato. Questa è la vera gioia del tempo del Natale: Dio si è fatto uno di noi affinché possiamo essere con Lui.”
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Psicologia, Sessuologo, PsicoOncologo, Ricercatore e docente del Centro di Terapia Strategica di Arezzo
Professore a contratto Università degli Studi eCampus e Università degli Studi Link di Roma
www.jacopogrisolaghi.com
@dr.jacopo.grisolaghi
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