Non esiste spettacolo senza chi sta ad ascoltare. Ieri alle 18, nel foyer del Teatro dei Rinnovati, si è parlato del rapporto tra il pubblico e chi fa teatro in occasione della presentazione del quarto numero della rivista Il Teatro e il Mondo edita da Fondazione Spettacolo Toscana onlus. Hanno partecipato il direttore Curzio Maltese, Ascanio Celestini, la presidente di FTS Beatrice Magnolfi, l’assessore alla cultura Massimo Vedovelli e il sindaco Bruno Valentini.
Dai vari interventi è emerso, sia dal punto di vista delle istituzioni che da quello degli specialisti del settore, quanto sia importante la partecipazione del pubblico, sviluppare una coscienza critica tramite lo spazio di libertà che solo il teatro concede. Educare e investire in cultura significa riempire i teatri e riempire le coscienze: non esiste spettacolo senza chi sta ad ascoltare.
La nascita di questa rivista, ormai giunta al quarto numero, ha l’obiettivo di avvicinare al mondo del palcoscenico non soltanto gli habituès, ma anche i “non-spettatori” – spiega Beatrice Magnolfi. Infatti, tramite la macchina potentissima del teatro, la rivista approfondisce temi legati all’attualità come la laicità, le quote rosa “brutte, sgraziate ma indispensabili“, temi particolari come quello della magia, scottanti come l’esodo dei rifugiati. Questo numero in particolare si apre proprio con un’ intervista di Curzio Maltese all’attore Ascanio Celestini, che subito dopo la presentazione della rivista ha portato in scena il suo nuovo spettacolo “Laika“.
Sfogliando le pagine del giornale, colpiscono i bei profili di donne che scrivono e fanno teatro: Emma Dante e l’esaltazione del grottesco di sangue siciliano, Monica Guerritore, dall’intervista a Dacia Maraini fino a due giovani attrici che si raccontano dall’esordio: Elena Russo e Silvia Paoli. Il tema della magia ha come protagonista l’irresistibile vocazione per il palcoscenico del Mago Silvan e la gestualità di Bustric; segue il teatro degli oppressi e dei rifugiati, in un’Italia che da nord a sud vede sorgere compagnie e spettacoli sempre più incentrati sulle odissee di chi si muove “da una terra che ci odia ad un’altra che non ci vuole”.
“Il teatro ti moltiplica la vita” recita la vignetta di Giuliano a piè di pagina, e come ha detto ieri Curzio Maltese: “Il teatro mi rende uno spettatore in libertà“. Libertà di essere e di pensare, questo è il vero senso del teatro, questo è il motivo per cui non morirà mai e avrà sempre senso parlarne e scriverne.
Tilde Randazzo
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