Il vino ci salverà dal coronavirus ?

Il Coronavirus è così prepotentemente entrato nella nostra vita, che ormai regola le nostre abitudini, i pensieri, le nostre preoccupazioni non solo per la salute ma soprattutto quelle per la ripresa economica ma anche i nostri ritmi, ormai cambiati e divenuti molto più lenti. Per i pochi che riescono a fare il telelavoro o lavoro agile, c’è anche il risvolto positivo di non doversi spostare con auto o mezzi per raggiungere il posto di lavoro con giovamento per lo stress, il tempo guadagnato e l’ambiente. Anche il modo con il quale il vino accompagna la nostra vita ne è succube.

Dai tempi antichi il vino è sempre stato collegato al il simposio (dal greco σύν «con» e πόσις «bevanda», bere in compagnia), è quell’elemento (a volte anche mistico e magico per i riti) che si beve in compagnia degli amici. Allo stato attuale, non se ne può godere appieno, ma al piacere di un buon bicchiere di vino difficilmente si rinuncia. E dopo una fase iniziale in cui gli aperitivi si facevano sui balconi o alle finestre con il vicinato, siamo passati agli aperitivi con gli amici online, grazie alla tecnologia che ci permette di collegarci e vederci a distanza.

Ma il vino, quello rosso, potrebbe rappresentare una svolta nella ricerca della cura contro il Coronavirus. La rivista scientifica Nature secondo quanto riporta il quotidiano “Il Mattino” ha di recente pubblicato una ricerca sperimentale su alcuni farmaci come il Remdesivir utilizzato nella cura dell’Ebola e per il quale l’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA ha già ammesso la sperimentazione, che sembrano dare ottimi risultati sulla cura del covid19. La caratteristica di questi farmaci è l’alta concentrazione del Resveratrolo, una sostanza che è contenuta naturalmente nelle piante di vite e di cacao, e che sembra inibire la replicazione virale della Mers, virus analogo al Covid19.

Per questo motivo l’Università Federico II di Napoli sta avviando una sperimentazione sugli effetti del Resveratrolo, proseguendo una ricerca che era già stata avviata nel 2018 per l’utilizzo del resveratrolo nelle patologie cardiovascolari. Per essere efficace, il resveratrolo, deve essere somministrato in grandi quantità, pertanto il professore Ettore Novellino del Dipartimento di Farmacia aveva fatto isolare la molecola utilizzando delle vinacce di Taurasi, che oltre a contenere il resveratrolo contengono anche le maltodestrine che ne facilitano l’assorbimento. In questi giorni è stata sperimentata la somministrazione via aereosol del resveratrolo ad alcuni pazienti del Dipartimento di Pneumologia dell’Ospedale Monaldi. I risultati fanno ben sperare soprattutto se il trattamento viene avviato nella fase infiammatoria del Coronavirus. Sono quindi in attesa che l’AIFA dia il semaforo verde. 

Stefania Tacconi