“Non c’è una conferma tecnica e scientifica ma, dopo le prime valutazioni,mi è stato detto che esiste la possibilità di un incendio doloso”, lo ha affermato l’assessore alla presidenza e alla cultura della legalità della Regione Toscana Vittorio Bugli presente stamattina nella tenuta di Suvignano. Nell’azienda confiscata alla mafia i vigili del fuoco del comando di Siena e del distaccamento di Montalcino sono al lavoro da questa notte intorno alle 3.50 per un incendio che ha coinvolto 700 rotoballe di fieno e 250 quintali di seme di erba medica e trifoglio. Le fiamme hanno interessato un capannone di circa 2000 metri quadri, con all’interno anche una macchina operatrice, un rimorchio ed un pick-up. Le cause sono da accertare e non si segnalano persone coinvolte. Intervento ancora in corso. Accertamenti sul posto anche da parte dei carabinieri.
Sul fatto nella procura di Siena è stato aperto un fascicolo e tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti non è stata esclusa la causa dolosa. I danni calcolati ammonterebbero a 800mila euro e sul posto sono presenti Asl ed Arpat per delle verifiche sul tetto in eternit che è stato bruciato dalle fiamme.”C’è ancora da confermare se il gesto è doloso e capire chi c’è alle spalle di questo”, così ha risposto Bugli ai giornalisti che gli hanno chiesto dei possibili legami tra l’evento e la criminalità organizzata. “Non facciamo prenderci dall’irrazionalità, ma non abbassiamo la guardia”, ha concluso Bugli.
Non sappiamo ancora se si tratta di un fatto accidentale o doloso, serviranno le indagini dei Vigili del Fuoco per capirne la natura, ma è certo che occorre che sia fatta piena luce su quello che è accaduto l’altra notte”. Così l’avvocato Roberto D’Ippolito, legale di una famiglia vittima della Strage dei Geogofili e da sempre impegnato come Parte Civile nei processi contro la criminalità organizzata in Toscana. “Suvignano è un simbolo di come la mafia e la criminalità organizzata si possa e si debba colpire anche nel portafoglio per togliere l’ossigeno alle attività illegali – spiega l’avvocato e candidato Pd alle regionali nel collegio di Firenze – per questo è necessario sapere cosa sia successo. Seguirò passo passo tutto l’evolversi della vicenda.
“Di certo questo episodio – aggiunge D’Ippolito – dovrebbe portare la politica a occuparsi con più attenzione alla questione dei beni confiscati alla mafia, perché è anche attraverso il loro fattivo e concreto utilizzo che si combatte la battaglia per la legalità e il diritto. Per cui o si danno agli enti locali e al Terzo Settore per un utilizzo a fini collettivi o vanno re-inseriti nell’economia legale affinché le risorse così ricavate possano essere destinate a fini economico-sociali, ad esempio per aiutare le imprese di giovani e quelle femminili a investire su ricerca, nuove tecnologie e rispetto dell’ambiente”.
“Mai schiavi della mafia. Sempre e comunque dalla parte di chi lotta per una terra libera. Le istituzioni della Toscana non si faranno mai intimidire”. A dirlo Stefano Scaramelli, capogruppo di Italia Viva in Consiglio regionale. “Se fosse confermato il sospetto di una matrice mafiosa – conclude Scaramelli – la Toscana non si farà intimidire. Questa tenuta, nei comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo in provincia di Siena, è simbolo di riscatto e libertà. È l’emblema dei valori propri della nostra terra che hanno reso possibile la destinazione alla collettività di questo bene”.
“In questo momento riteniamo sia fondamentale affidarsi alle indagini – la Procura di Siena ha aperto un’inchiesta in merito – così da poter accertare rapidamente le cause dell’incendio. Come abbiamo sempre sostenuto e come ha ricordato nella conferenza stampa di pochi minuti fa l’assessore Bugli, non possiamo lasciarci prendere dall’irrazionalità, ma neppure abbassare la guardia. Suvignano è un simbolo importantissimo per la lotta alla criminalità organizzata, sia perché è l’immagine tangibile della vulnerabilità del nostro territorio, una vulnerabilità che ci deve spronare a tenere sempre gli occhi ben aperti, sia perché è anche l’emblema concreto di come la collaborazione fra associazioni, società civile e istituzioni possa raggiungere obiettivi cruciali e persistenti attraverso la rigenerazione e il riutilizzo dei beni confiscati”, è il commento di Arci e Libera Toscana.