Prima l’Unione nazionale consumatori e poi oggi la Cgia di Mestre: in provincia di Siena l’inflazione si è fatta sentire negli ultimi mesi, con un trend del +1,9% da aprile 2023 a aprile 2024.
Una percentuale questa che ci mette in cima, medaglia d’oro e d’argento, alla classifiche delle città e delle province più care d’Italia (l’analisi dell’Unc è fatta sui capoluoghi, l’associazione veneta degli artigiani ha preso in esame tutti i comuni, ndr).
Dal 2023 a Siena città il rialzo dei prezzi si è tradotto in un rincaro da 485 euro medi a famiglia. Entrambi le associazioni hanno stilato la loro analisi sulle base dei dati Istat pubblicati in settimana. La Cgia inoltre ha provato a dare una propria spiegazione sul motivo di questi conti salati: Siena, viene spiegato, è un territorio “con una grande vocazione turistica” che ha “subito importanti incrementi di spesa delle attività riconducibili ai servizi ricettivi, di ristorazione e alla persona. Un deciso incremento di costo ha interessato anche i trasporti, gli affitti di case e negozi e il carrello della spesa”.
Ma sempre la Cgia, mostrando nel dettaglio i vari dati, ci fa vedere una cosa che non è di poco conto: se è vero che in un anno l’inflazione qui da noi è aumentata, possiamo dire che, rispetto alla variazione dal 2022 al 2023, l’incremento è stato decisamente calmierato.
In confronto al +9,6% che fu registrato nello stesso periodo di dodici mesi fa questo +1,9% segnalato oggi ci fa sembrare il caro-vita in fase di trotto, invece che di galoppo.
“Mai come in questo momento, visto che l’inflazione sta scendendo in tutta Europa, è necessario che Francoforte riduca il tasso di interesse”, è la puntualizzazione della Cgia.