Innovazione tecnologica nel settore dei trapianti e delle malattie autoimmuni grazie ad un nuovo trattamento, denominato “Immunoadsorbimento selettivo di Igg e immunocomplessi”, disponibile all’Azienda ospedaliero universitaria Senese. Si tratta di un procedimento che riesce a identificare e rimuovere selettivamente dal sangue una classe di anticorpi, le Immunoglobuline G, ed i composti dannosi, gli Immunocomplessi circolanti, che queste molecole formano legandosi con altri fattori plasmatici, il tutto senza privare il sangue di nessun altro fattore fisiologico e in assenza di rischi per il paziente. Le sedute di Immunoadsorbimento di IgG e Immunocomplessi di svolgono nella Uoc Nefrologia, dialisi e trapianti, diretta dal dottor Guido Garosi, che possiede un’esperienza di decenni nella rimozione di componenti plasmatiche mediante terapia aferetica e personale esperto nella gestione delle circolazioni extracorporee necessarie per eseguire i trattamenti.
“Rimuovere dal sangue queste componenti è fondamentale in molte patologie di elevata specializzazione, in cui rappresentano proprio il meccanismo con il quale queste malattie si sviluppano – spiega il dottor Garosi -. Nel mondo dei trapianti questa tecnica è fondamentale in tutti i trapianti d’organo: in primo luogo per il rene, in caso di rigetti umorali, desensibilizzazione di riceventi con incompatibilità di gruppo AB0, ma anche per il cuore e il polmone: si tratta quindi di un’innovazione che aumenta le possibilità di intervento di tutta l’attività trapiantologica d’organo dell’ospedale Santa Maria alle Scotte”. “A titolo di esempio – prosegue Garosi -, sono già in trattamento pazienti con rigetto cronico di trapianto di cuore, per i quali questa metodica è la speranza migliore. Al di fuori del trapianto, rimuovere selettivamente e in sicurezza IgG e Immunocomplessi è fondamentale in moltissime malattie di origine autoimmune, per esempio in Reumatologia, Neurologia, Medicina Interna. Si tratta di un’acquisizione che garantisce miglioramenti in molti settori clinici di punta, un passo avanti significativo rispetto a tecniche di questo tipo che avevamo a disposizione in precedenza, che dimostravano spesso una efficacia minore e rischi maggiori per i nostri pazienti”.
“È importante considerare che stiamo parlando di patologie severe in persone particolarmente fragili e – conclude Garosi – unire la migliore efficacia con la maggiore sicurezza possibile è davvero un risultato importante”.
In allegato una foto del dottor Guido Garosi, direttore UOC Nefrologia, Dialisi e Trapianti