“Il Franci ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità per trovare una soluzione condivisa che tenesse insieme le esigenze del Conservatorio con quelle dell’Istituto Comprensivo Enea Piccolomini. Ogni passaggio di questo percorso è stato pensato e portato avanti tenendo come priorità gli interessi di tutti gli studenti. Ci auguriamo che si possa uscire presto dall’attuale empasse, ma riteniamo che non siano da prendere in considerazione ulteriori aggiustamenti sull’attività l’istituto, che pregiudicherebbero la qualità della formazione”. Inizia così la nota dell’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘Rinaldo Franci’ che interviene in merito alla questione dell’uso dei locali di piazza Sant’Agostino, dove ha sede il Conservatorio.
“Sulla possibile cogestione degli spazi con il Piccolomini – prosegue la nota – non abbiamo mai prospettato altre aule rispetto a quelle prese in esame dalla Asl nei giorni scorsi, perché impossibile. Le poche aule più grandi sono necessarie per lo svolgimento proficuo e funzionale dell’attività formativa che comprende didattica e produzione, il che rende altrettanto necessario e irrinunciabile lo svolgimento di tali attività nell’ambito della stessa struttura architettonica. Molti strumenti, tra cui alcuni storici, non possono convivere con una classe di scuola secondaria e non possono essere spostati quotidianamente, mattina e pomeriggio, da uno spazio all’altro. Un’ipotesi che richiederebbe, tra l’altro, trasporti specializzati per evitare di danneggiarli. Le lezioni individuali e quelle di gruppo, per altro, avvengono nello stesso momento e il monte ore di ogni docente si sviluppa a tal fine nell’arco dell’intera giornata. Comprimere tutte le necessità formative solo nei pomeriggi comporterebbe una disfunzione dell’intera organizzazione didattica una non efficace azione formativa e, in ultima analisi, la perdita di studenti ed iscrizioni. La disponibilità di spazi più grandi solo il pomeriggio, inoltre, potrebbe portare a dover rinunciare, per motivi logistici ed economici, a masterclass con artisti di livello internazionale. Chi sostiene l’ipotesi di spostare il Franci, per esempio a Montarioso, o di sottrarre altre aule alle attività del mattino non conosce come si svolge la didattica dell’Istituto”.
Il rischio della perdita della statizzazione. “Il permanere di questa situazione – continua la nota – rischia di compromettere il processo di statizzazione, avviato da anni, che trasformerebbe il Franci in soggetto statale, aumentandone prestigio e opportunità. Intanto lo Stato ha già erogato al Franci, nel 2020, circa 2milioni e 700mila euro, rispetto al totale di entrate dell’Istituto che è di circa 3milioni e 300mila euro: un contributo pari all’81 per cento del totale. Affinché questo passaggio si concretizzi la normativa prevede che gli enti locali continuino ad assicurare l’uso gratuito degli spazi della sede. Al momento della domanda della statizzazione, nel 2019, il Sindaco ha confermato la disponibilità del mantenimento dell’uso gratuito degli attuali spazi anche oltre la naturale scadenza della concessione prevista per il 2039. Nel 2019 le esigenze del Piccolomini erano già note, ma sembra che solo oggi l’amministrazione comunale si interessi alle sorti degli studenti dell’istituto, di competenza provinciale, senza preoccuparsi di quelli del Conservatorio. Ci auguriamo che si possa trovare, quanto prima, una soluzione anche perché i tempi sono molto stretti e Siena non merita di perdere quest’opportunità fondamentale per la crescita del polo musicale e di tutto il comparto culturale della città”.