Social media e tecnologie avanzate hanno reso l’auto-rappresentazione digitale una parte integrale della vita di molte persone.
In particolare, la tendenza, ormai dilagante, degli individui di età intorno ai quarantacinque anni a condividere selfie, su piattaforme come Instagram, è diventata sempre più diffusa. Sebbene l’esibizionismo possa essere visto come un modo per esprimere la propria identità e sicurezza, da psicologo e psicoterapeuta, non posso esimermi dall’esaminare se questa tendenza sia o no un buon insegnamento per le nuove generazioni.
Crepet non ha dubbi: questi quarantacinquenni sono rimbecilliti, invece che trasmettere contenuti di valore, fotografano cappuccini al bar. Bell’esempio per i figli! I giovani di oggi crescono in un mondo dominato dai social media, dove l’esibizionismo sembra essere diventato la norma. I loro modelli di comportamento sono ovviamente influenzati dalle azioni degli adulti intorno a loro, genitori in prima fila. Un adulto che si esibisce quotidianamente tramite i proprio selfie, che cosa trasmette ai più giovani? Un messaggio poco sano.
Trasmette l’idea che l’auto-esposizione e la ricerca di approvazione virtuale siano comportamenti non solo accettabili ma addirittura desiderabili. Ormai da tempo i ricercatori stanno studiando l’effetto dell’uso eccessivo e scorretto dei social media sulla salute mentale delle persone. Non a caso in Cina, dove i danni sono già noti da anni, stanno pensando di vietare internet ai minorenni, dalle 22:00 alle 6:00 del mattino.
Un recente studio pubblicato su PLOS ONE, una rivista scientifica pubblicata dalla statunitense Public Library of Science, ha rilevato una importante correlazione tra la frequenza delle “pubblicazioni” sui Social e la tendenza alla depressione e alla solitudine. Allo stesso tempo, una ricerca apparsa sulla rivista Psychology of Popular Media Culture ha evidenziato che all’aumentare del tempo trascorso sui social media, l’autostima cala: coloro che trascorrono più tempo sui social tendono a ricercare maggiore approvazione negli altri e sviluppano più insicurezza. Un altro aspetto che preoccupa è l’effetto esercitato dal diffuso esibizionismo social nei rapporti interpersonali.
Uno studio pubblicato su Psychological Science ha esaminato come il comportamento di auto-esposizione possa influenzare il senso di appartenenza sociale. I risultati hanno mostrato che l’esibirsi tramite selfie è correlato ad una maggiore percezione di solitudine e una minore sensazione di connessione sociale autentica. Questi risultati suggeriscono futuri scenari desolanti, caratterizzati da superficiali connessioni con gli altri, da un’impoverimento della qualità delle relazioni interpersonali, e dalla mancanza di sintonizzazione emotiva con chi abbiamo di fronte.
Fare continuamente selfie da condividere in rete e cercare l’approvazione costante dalla comunità dei propri contatto online può rivelare un comportamento ossessivo e patologico. Questo atteggiamento è spesso basato sulla necessità di ricevere approvazione esterna per auto-affermazione e accettazione. L’ossessione per l’approvazione dei social media può portare ad una dipendenza dal feedback positivo virtuale, influenzando negativamente l’autostima e la percezione del proprio valore personale, potendo ritoccare il selfie ma non ciò che noi realmente siamo.
L’immersione in una sorta di “specchio digitale” modificabile a nostro piacimento può distogliere le persone dal reale senso della vita, dai valori e dalle sfide che il mondo ci propone. Concentrarsi eccessivamente sull’apparenza e sulla ricerca di consenso online può portare alla perdita di prospettiva sulla vita reale e sulle relazioni autentiche. Non è un caso che, tra gli adolescenti, sia più ambito il lavoro dell’influencer che quello del medico. La superficialità dei contatti online minaccia il valore delle relazioni reali, con conseguenze negative sul benessere emotivo e sociale delle persone coinvolte.
I quarantacinquenni sono i punti di riferimento dei ventenni, sono i loro modelli, pertanto hanno la responsabilità dello sviluppo dei più giovani. In che modo possono svolgere al meglio questo ruolo? Incoraggiando le nuove generazioni all’autenticità, alla riflessione critica e alla riscoperta dei valori, non alla ricerca della posa migliore e del filtro figo che ti fa apparire come in realtà non sei.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica
www.jacopogrisolaghi.com