La cucina italiana candidata a patrimonio dell’umanità

Che la cucina italiana sia apprezzata in tutto il mondo non è una novità; essa rappresenta da sempre anche un portabandiera delle nostre tradizioni, dei nostri valori e dei nostri prodotti. Basti pensare che persino il vino è riuscito e riesce a penetrare i mercati esteri grazie anche al lavoro della ristorazione nel mondo.

Numerose sono le storie di successo di italiani emigrati all’estero, che portando le proprie usanze culinarie, si sono affermati poi come Chef di alto livello. Oggi tutto questo finalmente punta ad un riconoscimento, grazie alla decisione congiunta del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, che hanno proposto di candidare la cucina italiana a patrimonio dell’umanità Unesco.

Il Patrimonio mondiale rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che deve essere tutelata e trasmessa alle generazioni future. Di esso possono entrare a far parte sia beni paesaggistici, naturali, artistici e culturali, ma anche beni immateriali, come la nostra cucina. L’arte culinaria rappresenta un insieme «di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano». La proposta è stata accolta all’unanimità dalla Commissione nazionale, presieduta da Franco Bernabè e passa ora all’esame del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

Alla promozione della candidatura hanno contribuito il Collegio Culinario, la Fondazione Casa Artusi, La Cucina Italiana, l’Accademia italiana della Cucina. Il dossier è stato curato da Pier Luigi Petrillo, professore della Luiss, che in precedenza aveva promosso i riconoscimenti Unesco delle Dolomiti, del Prosecco Superiore di Conegliano, della Dieta mediterranea, dell’Arte dei pizzaiuoli napoletani. La procedura di valutazione dovrebbe concludersi al massimo entro dicembre 2025.

Stefania Tacconi