Attenzione, serietà, stupore ma soprattutto curiosità, quella dei bambini: si fissa così, per noi, l’immagine della cerimonia per la Festa dell’unità nazionale e delle forze armate. Il 4 novembre 2021, che è anche il centenario del Milite Ignoto (nel 1921 la salma scelta tra le 11 di soldati senza nome, fu traslata al Vittoriano, ndr) la cerimonia pubblica a Siena, davanti all’asilo Monumento, si tinge degli sguardi dei bambini che osservano da dietro le finestre ogni momento, dall’alzabandiera alla deposizione delle corone in onore dei caduti.
Ed è forse proprio nell’attenzione e nella curiosità che si ritrova il significato più importante di questa giornata, negli atteggiamenti che gli adulti dovrebbero assumere verso le nuove sfide, verso la quotidianità.
La cerimonia comincia con la lettura dei messaggi istituzionali: “La Repubblica sa di poter contare su ciascuno di voi e sull’indissolubile giuramento di fedeltà che avete prestato” ed ancora “la nostra storia è segnata dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale: nel dolore condiviso si è cementato un sentimento di fratellanza inestinguibile tra il Paese e i cittadini in uniforme“. Questa è una parte del messaggio che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e che è stata letta oggi all’Asilo Monumento. Alle 11 di fronte al Prefetto Maria Forte, al sindaco di Siena Luigi De Mossi, al presidente della Provincia Silvio Franceschelli, ai rappresentanti delle forze armate e delle forze di polizia, ai sindaci dei Comuni della provincia e allele associazioni combattentistiche e d’Arma con gonfaloni e labari si è tenuto l’alzabandiera e poi sono stati fatti gli onori ai caduti con la deposizione delle corone d’alloro .
“In questo giorno il pensiero va a quanti hanno sofferto, sino all’estremo sacrificio, per lasciare alle giovani generazioni un’Italia unita, indipendente, libera, democratica”, recita la lettera del Capo dello Stato che poi aggiunge “uomini e donne in uniforme sono sempre pronti a profondere il loro prezioso impegno nell’assolvimento dei compiti loro assegnati da Parlamento e Governo, al servizio della comunità internazionale nelle operazioni di mantenimento della pace e, sul territorio nazionale, al fianco delle altre componenti dello Stato. Il centesimo anniversario della traslazione del soldato ignoto all’Altare della Patria richiama alla coscienza nazionale l’immane sacrificio delle Forze Armate e del paese intero nei conflitti che hanno attraversato la storia europea del ‘900”.
La commemorazione è proseguita con la lettura dei messaggi del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. “Celebrare il 4 novembre non significa soltanto rievocare le gesta di quanti hanno offerto la vita per realizzare e difendere l’Unità d’Italia, per il bene della collettività nazionale e del Paese ma anche riconoscere l’impegno di tutti voi che servite la Repubblica nelle forze armate, condividendo gli stessi valori di quelli che vi hanno preceduti, con lo stesso slancio e gli stessi ideali”, ha scritto il ministro.
Il presidente di AssoArma Federico Pellegrino ha ricordato la figura del Milite ignoto, “degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà”, che “resistette inflessibile nelle trincee più contese e prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie”. La cerimonia si è conclusa con l’intervento del sindaco Luigi de Mossi: “Dobbiamo ricordarci dei grandi sacrifici. Le forze armate ci hanno dato esempio, valore e dedizione”.
Deposte le corone di alloro, restano i bambini, ancora alle finestre con la loro curiosità silenziosa e rispettosa, salutano le autorità civili e militari che lasciano l’asilo Monumento e diventano esempio di una giornata importante come questa: se gli adulti guardassero con la stessa curiosità e attenzione la vita, con senso di fratellanza, se osservassero in silenzio prima di parlare e se rispettassero gli altri e le altrui idee proprio come fanno i bambini, forse oggi il significato del 4 novembre avrebbe un senso ancora più importante. Perché è a loro che dovremo lasciare il futuro, proprio come tutti quelli – troppi – che hanno la vita e hanno conosciuto il sacrificio per lasciare a noi un Paese davvero libero e democratico.
Katiuscia Vaselli