La devozione verso San Giuseppe è una tradizione che accomuna davvero tutti gli italiani, che organizzano e frequentano centinaia di manifestazioni dedicate a questo santo.
A Siena, la tradizionale festa della Contrada dell’Onda è uno degli appuntamenti più sentiti dalla città, con Via Duprè affollata dai banchetti che vendono dolci, giochi e prodotti artigianali, primi fra tutti i carrettini con i colori delle contrade, che sono immancabilmente presenti nelle case di tutti i senesi.
A Torrita di Siena l’appuntamento di San Giuseppe è invece quello con il Palio dei Somari, una manifestazione che ha già vissuto un primo momento molto intenso l’11 e 12 marzo e che si ripropone questo week end con le cene propiziatorie di venerdì 17, l’apertura della Taverna dello Sbandieratore e la gara a coppie tra gli Sbandieratori e i Tamburini delle otto Contrade in programma sabato 18, fino al clou di domenica 19, con un’intera giornata di appuntamenti, fino al fatidico Palio.
A Pitigliano, la Torciata di San Giuseppe tiene in vita una antichissima tradizione, che risale addirittura ai riti pagani propiziatori per l’equinozio di primavera, poi fatti propri dalla religione cattolica. L’intero fine settimana – sabato e domenica – è ricco di appuntamenti, fino alla Torciata in programma domenica alle ore 22.
Le celebrazioni più suggestive sono senza dubbio le Tavole di San Giuseppe che si tengono in Puglia, Abruzzo, Molise, con la preparazione di ben 169 piatti, esattamente 13 pietanze per ciascuno dei 13 Santi presenti attorno alla tavola. Impossibile elencare tutte le località in cui si mantiene viva questa tradizione, nata come giorno in cui le persone più povere potevano avere la possibilità di avere un pasto degno di questo nome.
A Giurdignano, piccolo comune in provincia di Lecce, le tavole saranno decine, tutte attorno alla Grande Tavola, lunga oltre 40 metri, che dà il nome alla manifestazione.
In Sicilia si chiamano Tavolate di San Giuseppe ed hanno caratteristiche un po’ diverse. Molto sentita quella di Leonforte (Enna), dove fin dal ‘600 si onorano gli “artara” – cioè gli altari – realizzati dalle famiglie della città secondo precise regole devozionali, che sono aperti al pubblico nei giorni di venerdì e sabato.
Roberto Guiggiani