La Fortezza dopo il cocktail in lattina, l’imprenditore senese Aldinucci: “Partecipo al bando per i bastioni”

“Presenterò anche io la domanda per i bastioni in Fortezza”, lo annuncia con tono sicuro in una nostra intervista Riccardo Aldinucci, senese 48enne, esperto di cocktail mixology e titolare da oltre venti anni del Charlie Bar in via Cavour.

L’imprenditore, vincitore nel 2020 della “Tuscany Cocktail Week” e finalista nel 2021 dei Barawards di Bar Giornale, ha già le idee chiare sul da farsi, anche se non vuole svelare i propri piani.

Aldinucci  per Fortezza che progetti ha?

“Non lo posso dire…ma sicuramente sarà qualcosa di attinente al mio lavoro. Faccio notare che c’è un imprenditore senese che si fa avanti per quei locali. Ed oltre a tutto in tanti hanno visto il successo di partecipazione al Gin in Campo, iniziativa che ho organizzato io, al Mercato del Campo nello scorso dicembre…Credo che se certe strutture venissero affidate a persone serie e competenti possano andare avanti. Se li gestisce chi fa altri mestieri invece…”

Parliamo ora dei ‘caratteristici’ cocktails in lattina, l’idea quando nasce? Puó anticipare se saranno nel progetto di Fortezza?

“Alla seconda domanda rispondo: sicuramente di no. Come nasce l’Idea? Durante la pandemia. C’erano le chiusure e io volevo portare i miei aperitivi nelle case dei miei clienti nel miglior modo possibile. Non mi piacevano però le bustine di plastica. Allora mi sono guardato in giro e ho visto che a Firenze venivano usati i cocktails in lattine nei bar. Ecco quindi che anche io ho cercato di poter dare un drink con la lattina che si potesse usare come bicchiere. A casa arriva un prodotto eccellente. E questa è stata la forza dei miei ultimi quattro anni. Sono riuscito a commercializzarlo e ad esportarlo con l’e-commerce. Non solo: alcune ditte internazionali mi hanno chiesto consigli su questo modo di dare i drinks. Una azienda che produce vodka mi ha seguito nell’idea di usare le lattine per servire i loro vodka tonic, che sono prodotti “ready to drink”.

Quale è il volume del mercato?

“Abbiamo venduto trentamila lattine da novembre 2020, tutte fatte in modo artigianale. All’inizio siamo partiti con la lattina ed un tappo fatto a mano. Abbiamo continuato così fino a quando le richieste arrivavano da Siena. Poi quando il mercato si è espanso abbiamo dovuto cambiare. Abbiamo acquisito un macchinario ad hoc per tappare le lattine ed il nostro giro d’affari è scoppiato. Ora produciamo dodici cocktails con grafiche ad hoc”.

Chi le realizza le grafiche?

“Le realizziamo insieme ad Adriano Esposito di Photosmart. Cerco di fare squadra con le realtà del nostro territorio. Le scatole infatti sono fatte da Matteo Cibecchini, che ha uno scatolificio in Valdelsa. I prodotti che usiamo arrivano dal Senese”.

Aveva parlato di dodici cocktails…

“Esatto dodici cocktails con due signature, è cioè due drink inventati da me: sono lo Stelle e strisce ed il Nobel. Il primo ha delle variazioni rispetto al classico Americano: invece della soda ci mettiamo lo Sherbet di limone e zenzero ed il ginger beer. Il secondo è fatto con l’Amaro di Furio, il nostro sciroppo di sambuco, gin, limone e ginger beer.

Le caratteristiche delle grafiche?

“Hanno tutte una dedica al cocktail specifico: il Red spritz di Milano richiama il Cumenda; nel russo Moscow Mule c’è Ivan Drago che stritola Rocky Balboa; l’Americano è con Biden; il Cosmopolitan richiama Sex on the City visto che era il drink preferito della serie; Churchill e sua mamma sono nel Manhattan perché lo hanno inventato loro; nel Cuba Libre c’è una cubana che fuma un sigaro; chiaro il riferimento al Messico nella grafica del Margarita con un cactus animato che spara; nel fiorentino Negroni c’è il giglio e Ponte Vecchio; i Beatles sono i protagonisti del britannico Gin tonic.

Marco Crimi