Anni di lavoro, impegno continuo di numerosi carabinieri, giorni e nottti di intercettazioni telefoniche per smantellare una rete di spaccio che da Siena toccava la Valdelsa e si ramificava anche in altri comuni della nostra provincia fino a portare la procura a chiedere otto misure cautelari sui quaranta iscritti nel registro degli indagati perché accusati di detenzione ai fini di spaccio in concorso.
Tutto accade tra il 2011 e il 2012. Il fascicolo processuale conta diversi faldoni per quasi 2000 pagine. Là sono raccolte le prove della procura e soprattutto c’è una grande fatica e costi economici e non solo. Il processo dopo essere approdato davanti al gup arriva ai giudici del dibattimento. Numerosi i motivi che rallentano il corso della giustizia. Sarebbe lungo e anche noioso fare l’elenco. Passano le settimane, i mesi e poi gli anni. In tanti aspettano giustizia primi fra tutti gli imputati. L’istruttoria è lunga visto il numero delle persone accusate. Ebbene dopo 5 anni il processo non e’ ancora arrivato ad una sentenza. E siamo solo in primo grado. di questo passo si rischia la prescrizione e quindi si butterebbe via la fatica di tanti: carabinieri, giudici, personale amministrativo. Non è giusto per gli otto arrestati, per i quaranta imputati e per i loro avvocati. Il passo lento della giustizia ci porta ed essere il fanalino di coda dell’Europa. E così continuiamo a scrivere giustizia con la “g” minuscola.
Cecilia Marzotti