Quando leggo che Siena è la sesta città preferita in Europa dai lettori delle riviste di Condé Nast Traveller (e la sedicesima preferita nel mondo), ne sono naturalmente contento ed orgoglioso. Ma niente affatto sorpreso: perché so benissimo quanto i turisti amano il “sogno gotico” di una città che ha saputo conservare così bene le tracce di una storia straordinaria. L’ho scritto e detto tante volte, ma lo ripeto volentieri: ogni volta che incontro una persona e dico che sono di Siena, la reazione è sempre un sorriso compiaciuto ed un complimento alla bellezza della città.
Confesso invece che mi diverte, ogni volta che esce una classifica, godermi lo spettacolo di amministratori pubblici che esultano quando la propria città è premiata o guadagna posizioni, che ne contestano invece la validità quando invece risulta penalizzata rispetto all’anno precedente, che la ignorano con eleganza quando invece il nome della città non compare proprio.
Sono reazioni comprensibili – e per certi versi anche inevitabili – poiché comunque i mezzi di comunicazione chiedono una dichiarazione o un commento, ai quali non ci si può sottrarre. In realtà, bisognerebbe avere quella giusta dose di scetticismo verso ogni tipo di classifica: fa piacere avere una buona posizione, ma la valutazione sulle reali qualità della propria città, sulle cose che funzionano, o che sono migliorate significativamente, e quelle che invece hanno ampi margini di miglioramento. Come ha scritto una volta Enzo Biagi: “l’applauso della claque non ha mai nascosto la stecca del tenore”.
La verità è che queste classifiche turistiche sono troppo effimere, legati ad elementi troppo volatili da un anno all’altro. E risentono anche di quanto una rivista oppure una guida turistica decidono di puntare su certe destinazioni o certe tendenze. Un esempio concreto ci viene dalle stesse classifiche di Condé Nast Traveller: Siena, pur essendo al sesto posto nella classifica assoluta (diciamo così), non appare nei primi dieci posti né in quella delle “città più amichevoli”, dove i primi posti sono assegnati a Galway, Dublino e Valletta; e non compare neppure in quella delle “città ideali per un city break”, in cui il podio è composto da Copenaghen, Firenze ed Amsterdam.
E qui non riesco a frenare il dubbio che queste classifiche finiscano per essere un po’ troppo bilanciate ed “attente” a criteri geo-politici e vogliano dare un po’ di soddisfazione a tutte le destinazioni…
Roberto Guiggiani
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