Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera scritta da Sabrina Civitelli, inviata al direttore sanitario dell’Asl sud est Simona Dei e al ministro per le Disabilità Erika Stefani, cha parla della situazione vissuta dai degenti più anziani e disabili all’interno dell’ospedale di Nottola.
“Scrivo per porre alla Vostra attenzione una realtà considerata da numerosi concittadini “anomala”. Vivo in un comune della Val di Chiana e come molti, mi trovo a temere l‘eventualità che un mio familiare, molto anziano e disabile, debba affrontare l’esperienza di un ricovero ospedaliero presso l’ospedale di Nottola, attraverso le procedure di Pronto Soccorso.
In questo ospedale si continua a mantenere un comportamento identico allo scorso anno quando eravamo in piena emergenza covid, nonostante sia stata presa in esame la particolarità del caso a livello governativo ,vedi art.11 comma 5 del Dpcm 2 marzo 2021(che prevede la possibilità, per gli accompagnatori di persone con handicap riconosciuto ai sensi del comma 3, art° 3, legge 104/92, di entrare in ospedale con i loro cari, permanendo nelle sale di attesa dei pronto soccorso o anche nei reparti di degenza, ovviamente sempre nel rispetto delle indicazioni sanitarie della struttura) o il decreto approvato dal Governo il 22 luglio scorso.
Da una breve indagine, mi risulta che molti ospedali, di regioni varie, si sono attenuti a tali indicazioni, mentre l’ospedale di Nottola non ne ha tenuto conto e i nostri cari muoiono senza il conforto di una mano, di una voce, quello che si chiama ”Calore umano” o sono costretti ad una degenza in assoluta solitudine anche se incapaci di esprimere i propri bisogni e le proprie necessità, infatti nei reparti sono consentite visite giornaliere di soli 15 minuti.
Una riflessione: Quale differenza esiste tra la condizione di un bimbo piccolo bisognoso della tutela genitoriale e la persona di cui si parla sopra.
A parer mio è un comportamento crudele, che, visti gli sforzi legislativi sopraindicati, lede il diritto alla salute delle persone con disabilità grave (Art.3, Comma 3). questo nel rispetto dell’Art. 25 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che chiarisce espressamente ed in ogni sua parte, come gli Stati membri debbano garantire la salute del cittadino con disabilità, adeguando i servizi e la loro organizzazione alle loro peculiari necessità”.
Parliamo del logistico: – le degenze: (Es. Medicina) dove appunto si permette una visita di 15 minuti al giorno. Non può un visitatore portare il virus sia in 15 minuti che in mezza giornata? Senza un tampone qualsiasi individuo positivo ma asintomatico può essere veicolo di contagio e questo tipo di accertamento non viene fatto a chi è permessa una visita giornaliera di 15 minuti. La casistica si moltiplica, quando viene permesso a più parenti di un degente, ovviamente seguendo un criterio di turnazione, di fare visita al proprio caro anche se in camera con un altro paziente. Una visita di 15 minuti ad un anziano con grave disabilità fisica e spesso mentale, non ti permette nessun intervento funzionale (per non dire emotivo), se soporoso, neanche d’imboccarlo. Si lamenta continuamente carenza di personale in organico, perché quindi non applicare la legge e permettere l’assistenza alla quale hanno diritto i nostri anziani. All’ingresso dell’ospedale, sotto la voce “Si green pass” c’è scritto qualcosa di diverso, anche se non è nominato il pronto soccorso. In molte norme governative si legge “Nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura”.
Ma può un Direttore sanitario stabilire che un ultranovantenne sofferente e incapace di interagire con un’equipe medica, sia condannato a stare solo per ore (nei Pronto Soccorso anche per giorni), spesso verso l’inevitabile trapasso?
In piena emergenza covid ci siamo tanto angustiati per tutte quelle povere persone che hanno dovuto affrontare la malattia e purtroppo la morte “da soli” e ora qualcuno deve permettere che succeda sistematicamente con malati No covid.
Ribadisco: considero questo un Comportamento crudele, tra l’altro senza nessuna logica preventiva e chiudo con le considerazioni della ministra per le Disabilità: Soddisfatta la ministra per le disabilità Erika Stefani, per “gli specifici segnali di attenzione per le persone con disabilità inseriti nelle nuove misure previste nel nuovo Dpcm sull’emergenza Covid-19, tra cui la possibilità per gli accompagnatori di poterle assistere anche nei reparti di pronto soccorso e di degenza delle strutture ospedaliere” commenta – Per troppi mesi le persone con disabilità e i loro familiari hanno dovuto fare i conti con la paura del ricovero, vivendo l’angoscia di un possibile e talvolta reale abbandono. Ho proposto al governo di intervenire, considerando il prezioso ruolo del caregiver che assicura alla persona con disabilità assistenza e sostegno, nel quadro di un rapporto di reciproca conoscenza, confidenza ed affidamento unico ed insostituibile. Per questo ringrazio il Presidente Draghi e il ministro Speranza per la sensibilità dimostrata-
Distinti saluti
Sabrina Civitelli”