La lettera – “Grazie infinite al personale del Butini Bourke, impegno impagabile”

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che ci hanno inviato Massimiliano e Giulia. La signora ci invia queste righe in cui parla dell’esperienza vissuta dalla suocera nei mesi che l’hanno vista ospitata dal Butini Bourke.

“Questo articolo non è dovuto, è un messaggio che ci viene dal cuore. Abbiamo riflettuto a lungo prima di scriverlo, perché parlare della propria esperienza non è semplice, soprattutto quando tocca gli affetti più cari. Ma nelle ultime settimane ci sono state testimonianze pesanti, che non vogliamo commentare perché ogni storia è unica, ma che ci hanno amareggiato e convinto a spendere due parole per parlare del nostro rapporto con l’Asilo Butini Bourke. Anna Maria è entrata lì un anno e mezzo fa, dopo vario peregrinare in diverse case di riposo. Essendo affetta da patologie croniche, ma ancora in grado di badare a se stessa, questa soluzione si è offerta come la migliore per garantirle assistenza continua ma anche la giusta autonomia, in un clima familiare e amichevole.
Mai scelta fu migliore. Arrivata dopo un ricovero ospedaliero, lì è rifiorita. Malgrado si lamentasse di voler tornare a casa, ha stretto nuove amicizie, ha imparato a giocare a burraco, ha fatto i capperi sottaceto raccogliendo quelli selvatici dal muro di cinta del giardino, è uscita qualche volta con noi per andare al bosco, cosa che lei tanto amava, a cercare i funghi. E’ stata come una rinascita, di cui eravamo felicissimi, e che non possiamo che attribuire all’assistenza ricevuta dentro il Butini.
Poi, complice anche la situazione di isolamento data dalle regole anti Covid, quest’anno ha purtroppo avuto un lento declino, fino a quando non si è spenta, pochi giorni prima di Natale. Ma non smetteremo mai di ringraziare i responsabili della struttura che si sono avvicendati, Rossella Sbardellati e Rosato Mancini, il personale infermieristico, gli assistenti sanitari di cui non facciamo i nomi perché ne scorderemmo sicuramente qualcuno. Hanno dato ad Anna Maria non solo le cure mediche e sanitarie più adatte, ma l’hanno anche accolta in famiglia, divenendo complici delle sue fughe per fumare una sigaretta, aiutanti nella raccolta dei capperi, insegnanti di burraco. Hanno reso i suoi ultimi mesi meno difficili, malgrado le stringenti regole anti Covid, anzi proprio grazie a queste l’hanno protetta e rispettata come persona fino all’ultimo.
La nostra gratitudine è infinita, e il loro impegno senza prezzo.”

Massimiliano e Giulia Cherubini