Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro lettore che ci tiene a raccontare la sua brutta esperienza legata alla sanità pubblica. Il lettore, che preferisce rimanere anonimo per motivi di privacy, spiega infatti che il suo tumore è stato scoperto, e si spera curato in tempo, soltanto grazie alle sue conoscenze personali e che, se fosse stato per il Centro unico di prenotazione, la sua prima visita sarebbe avvenuta non prima di maggio 2023, troppo tardi per intervenire in tempo ed asportare quello che si è rivelato un melanoma.
Di seguito la lettera:
“Circa un mese fa ho scoperto casualmente di avere dei nei sulla schiena, zona di per sé poco visibile e che non si presta ad un automonitoraggio. Una volta fatto vedere il neo ad un mio amico medico, il consiglio che mi è stato dato è stato quello di far valutare la cosa da un dermatologo. Ho chiamato il giorno stesso il Centro unico di prenotazione delle Scotte di Siena (Cup, ndr.) , ma senza esito, perché dopo un’ora e mezzo di attesa non ha risposto nessuno. Il giorno dopo ho cominciato a chiamare il Cup alle 8:30 di mattina e solo verso le 10, finalmente, mi hanno risposto fissandomi la consulenza dermatologica nel maggio 2023.
Quando ho avuto modo di confrontarmi nuovamente con il mio amico medico, preoccupato da una così lunga attesa di otto mesi per una prima visita, si è attivato ed è stato lui stesso a prendere in carico la cosa. Infatti, tre giorni dopo faccio la consulenza dermatologica ed il dermatologo decide di intervenire immediatamente perché uno dei due nei era morfologicamente sospetto. L’esame istologico ha evidenziato un melanoma allo stadio iniziale.
Ora mi domando che sarebbe successo se non avessi avuto quest’opportunità, legata soltanto ad una conoscenza personale di farmi visitare. Soprattutto, mi chiedo che fine ha fatto il bellissimo progetto portato avanti qualche anno fa dalla direzione ospedaliera intitolato “Ambulatori senza attesa” tanto decantato dalla stampa locale e non solo. Ricordo, prima della pandemia, che per una consulenza cardiologica il tempo di attesa era di soli 3 giorni.
Non è compito mio trarre conclusioni né suggerire programmazioni, ma se questa è la sanità pubblica, i “poveri cittadini-utenti” non hanno possibilità di accedere ai processi di prevenzione sanitaria per cui si spendono fiumi di parole e di inchiostro tutti i giorni.
Firmato: un cittadino deluso e preoccupato“