“Quando è nato Fëdor Dostoevskij l’Ucraina era parte della Russia. Non si può quindi fare un paragone tra questi periodi storici. Una mia amica mia chiesto se Michail Bulgakov fosse russo o ucraino. Lui è nato a Kiev quando era una regione della Russia. E l’unica risposta che si può dare è che lui sia un grande scrittore”.
Paolo Nori, scrittore e traduttore, non si concentra sul caso ‘Biccoca’ ma invece, quando parla alla stampa, si limita a ringraziare gli atenei italiani per il sostegno che ha ricevuto. Era fine febbraio quando scoppiava la guerra in Ucraina ed anche la bufera all’Università milanese. ” Non mi sento censurato dal mondo accademico italiano, ma censurato dalla rettrice e dal prorettore che sono stati un po’ maldestri”, ha aggiunto.
“Sono molto contento per la reazione del mondo accademico, non solo di quello italiano. Avrei dovuto fare quattro lezioni alla Bicocca, mio hanno censurato e proibito di farle. Però la reazione dell’università qui a Siena come in tutta Italia c’è stata. Ho ricevuto centinaia di inviti. Le quattro lezioni diventeranno quarantaquattro. Questa è una dimostrazione che i russi sanno bene – ha proseguito lo scrittore- e cioè che la letteratura è più forte di qualsiasi censura e di qualsiasi dittatura. Nella Russia sovietica i libri proibiti erano quelli che si leggevano di più. Se li battevano a macchina e se li passavano come Il maestro e margherita. Tutti li avevano letti prima che fossero pubblicati”. Nori è stato ospite dell’Università per stranieri di Siena dal titolo “L’uomo del sottosuolo. L’orribile scrittura di Fëdor Michajlovič Dostoevskij”.
A volerlo è stato in primis il rettore Tomaso Montanari. “Oggi avviene quella che è la vita normale di un ateneo: abbattere i muri e non costruirne”. Per Montanari “stiamo parlando a sproposito di uno scontro tra civiltà”, perché “la nostra civiltà è anche la Russia: non potremmo esistere senza Tolstoj e Dostoevskij e tanti altri artisti e pensatori. Non potremmo esistere senza la storia di quel Paese”. Il rettore continua: “Ribadiamo che l’Università italiana non è in guerra, ma è accanto agli aggrediti e condanna l’aggressione. Il conflitto imperialista di Putin è ingiustificabile però per combattere Putin serve più cultura e conoscenza. E non essere totalitari come lui”
“Questa lezione è collocata nel mio corso-spiega Giulia Marcucci, docente di lingua russa dell’ateneo-. Ci saranno molti studenti del nostro ateneo. Siamo contenti di ospitare Nori e l’idea di invitarlo era precedente dal 24 febbraio. Sicuramente dopo gli eventi della guerra e dopo ciò che è accaduto alla Bicocca abbiamo creduto fosse giusto averlo qui”