Il 13 aprile del 1717, Violante Beatrice di Baviera, che il giorno precedente aveva fatto il suo ingresso solenne a Siena per prendere possesso della sua carica di governatrice, vuole visitare i più significativi luoghi di culto della città.
Così, accompagnata dalla Signoria, con “tutti i maestrati e nobiltà”, che si erano recati per “complimentare e rallegrarsi della di lei venuta”, come annota Giovanni Antonio Pecci nel “Giornale Sanese”, si reca prima a San Domenico alla benedizione del Santissimo Sacramento e poi nella Collegiata di Provenzano. Violante di Baviera, devotissima, già in rapporti con il Rettore dell’Opera di Provenzano, Alcibiade Lucarini Ballanti (che, tra l’altro, faceva parte dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano) desidera venerare personalmente la Madonna dei Miracoli e fermarsi in preghiera.
Lucarini, per rendere omaggio alla governatrice e al suo gesto, dispone di elargire 15 doti, della somma (notevole) di 100 talleri ciascuna per “15 povare fanciulle contadine”. Siamo in un momento particolare per la nostra città dove il Bellanti svolge un ruolo di primo piano. Ferdinando de’ Medici, ormai, è morto dal 1713 e Siena, da quattro anni, è priva di governatorato. Già dalla pur breve designazione di Caterina Gonzaga dei Medici (altra figura della famiglia devota alla Vergine miracolosa tanto da destinare, nel testamento, la sepoltura del suo cuore e delle sue viscere in Provenzano, e questa è una storia che deve essere finita di “scrivere”) si era vista l’importanza di un governatore appartenente ai Medici, gesto che rappresentava la volontà del sovrano di riconoscere il peso giuridico e politico di Siena come seconda città più importante del Granducato.
Tra l’altro, già dal 1715 proprio Alcibiade Lucarini Bellanti aveva caldeggiato il ritorno di un governatore di casa Medici ed elaborato un progetto volto a rafforzare queste prerogative all’interno dello Stato, attraverso strumenti quali l’allargamento del corpo politico e la riforma strutturale della Balia. Per questo, come ci narrano le cronache, già nell’ottobre 1716, quando arriva la notizia della probabile carica di Violante Beatrice di Baviera proprio Bellanti fa cantare in Provenzano “con solenne musica un solennissimo Te Deum, con Trombe, Tamburi e sparo di mortaletti, donando a tutti i poveri una generosa limosina” e nel mese di gennaio 1717 innalza nell’arco “che sostiene la gran Cupola di detta Chiesa, l’Arma gentilizia della Serenissima Governatrice inquadrata con la Reale di Toscana”.
Dunque i rapporti tra la Collegiata di Provenzano e la famiglia dei Medici si mantengono stretti da oltre un secolo e meriterebbero di essere indagati più a fondo. Comunque, intendiamoci, quando si arriva al Palio del 1717, i Nobili della conversione del Casino il 2 luglio vogliono disputare la Carriera in onore della nuova governatrice (e così faranno, vincerà la Torre), ma i Deputati della Festa in onore della Madonna di Provenzano non ci stanno ad unire i due festeggiamenti e domenica 4 luglio, pur sempre alla presenza dei “serenissimi principi”, Scipione Chigi, Ferrando Benvoglienti, e Anton Gaetano Perfetti fanno correre, come si doveva, il Palio in onore di Santa Maria di Provenzano, vinto dal Drago. Va bene la nuova governatrice, va bene la politica, va bene tutto ma sul Palio e sulla devozione alla statua miracolosa i senesi non transigono.
Maura Martellucci
Per approfondire: Duccio Balestracci, “Il Palio di Siena. Una festa italiana”, Laterza 2019.