Sono un veterano della piazza. Quattordici volte fra quei canapi non si dimenticano facilmente. Oggi quel tempo è morto. Mi appare come un’epoca antica, quasi epica, accesa di passioni primordiali. E’ una questione di sangue, io che ho visto due volte i contradaioli impazziti intorno ai miei fianchi sudati. I senesi sanno che il sangue è l’elemento più prezioso della natura e dell’uomo. E sanno che sono portati ad obbedire alla più misteriosa e più severa delle leggi, quella proprio del loro misterioso sangue. Il sangue è quello di più nostro che abbiamo in noi. Ed io ho capito questo inspiegabile richiamo e oggi questo immenso silenzio mi costa assai perché gli anni passano e soprattutto pesano e non mi danno molta speranza di tornare ad essere ancora protagonista. Ieri, alla notizia che mi è arrivata definita nel vento, me ne sono andato umiliato lungo il fiume: le cicale stridevano rauche nel meriggio polveroso, galoppavo sull’argine tra i canneti mormoranti e una timida angoscia mi pesava sul cuore. E per la prima volta, la sera, il tramonto mi ha cominciato a pesare sulla mia groppa di campione che non si è mai fatto conquistare dalla paura di una piazza impazzita.
Massimo Biliorsi
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