“C’è una ragazza che qui a Siena mi ha detto: ‘Se io scegliessi di mangiare la carne a pranzo non me la potrei permettere la sera’”.
Le parole sono di Monica Palladino, una dei tre ricercatori che è dietro a “Cresciuti troppo in fretta”, il report che ActionAid e Fondazione Monte dei Paschi hanno fatto sulla povertà alimentare in Italia.
Nel nostro territorio non siamo abituati a questi racconti che ci appaiono distanti e legati ad altre realtà del Paese. Eppure anche qui da noi emergono situazioni dove i bambini, fin dalla più tenera età, devono essere consapevoli delle difficoltà economiche vissute in famiglia, saper rinunciare ai cibi preferiti o troppo costosi, non fare sport, ridurre le occasioni di socialità con gli amici, tenere la paghetta mensile per aiutare i propri genitori.
Su Siena non esistono ancora dati aggregati specifici che raccontano e quantificano il fenomeno ma dall’indagine – a livello regionale e nazionale- esce una fotografia che è drammatica. Basti pensare che, nel 2022, nella sola Toscana sono state 111mila le persone che si sono rivolte ad enti d’assistenza. In Italia il dato raccolto dal report è pari a 2 milioni e 856 mila. Un numero questo che è più alto da inizio pandemia ma, viene spiegato, è solo la metà di quanti soffrono la povertà alimentare. Non vengono infatti considerati dalle statistiche coloro che vivono al limite e rischiano di scivolare verso il disagio economico grave, anche a causa di spese improvvise, aumento dei prezzi, crisi energetica e rincari delle bollette di luce e gas. Tra le famiglie intervistate da ActionAid infatti il 74% è in ritardo con le bollette, l’87% non può affrontare spese extra e impreviste, il 42% dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato per sé e i propri figli.
L’analisi è stata condotta in provincia di Siena e a Corsico e Barzanate, in provincia di Milano, tra i ragazzi, di un’età che va da 11 a 16 anni, le cui famiglie sono aiutate da associazioni come Caritas Siena e Arci Siena e la Corte dei Miracoli.
L’indagine è stata fatta intervistando un campione di 43 famiglie, di cui 21 residenti a Siena. La maggior parte del campione è composto da famiglie straniere ma che vivono qui da molti anni, con figli nati in Italia o venuti nel nostro Paese quando erano ancora piccoli. Ad essere sentiti sono stati quelli che, con il covid, sono diventati i “nuovi poveri”: persone che si sono trovate in stato d’indigenza a causa della recente crisi economica post-pandemica. Tra loro ci sono molte persone che sono attualmente occupate e che quindi hanno una una fonte di reddito.
I più esposti a questa grave situazione sono dunque i minori, costretti a crescere in fretta di fronte alle difficoltà economiche e ad accettare, con un senso di responsabilità eccessivo, la dura realtà. Parliamo di adolescenti che sanno quando bisogna fare rinunce o limitare desideri, quando preoccuparsi per la salute dei genitori, che devono rinunciare alla socialità data da una pizza mangiata con gli amici – anche se la solidarietà verso loro non manca, ndr-. Molteplici gli effetti psicologici vissuti in quella che è un’altalena di emozioni: c’è tristezza, rabbia, depressione e delusione nei sentimenti dei giovani. Nessuno di loro però perde speranza verso il futuro e, nell’indagine condotta da Action Aid, si guarda ai prossimi anni con speranza.
“Un giorno sono andato al supermercato con mia mamma e ho detto: ‘mamma mi compri questo? Era un piccolo pacco di pizze per la colazione. E io le ho detto: ‘mamma me le puoi comprare?’ E lei mi dice: ‘Amore, abbiamo solo 20 euro, questo costa 3 euro, ti posso comprare 3 buste di latte per la colazione’. E io le dico: “eh va bene…”, questa la testimonianza di Luca, undici anni, uno degli intervistati del report. “Ti è mai capitato di aprire il frigorifero, la dispensa e di trovarla con poco cibo o addirittura vuota? Beh, sì però anche lì fai finta di niente… dici vabbè, aiuto io cerco io di fare qualcosa e quindi vedi quello che puoi fare… racimoli quello che hai e dici vabbè mamma vado io al supermercato”. Sono le parole di Giorgia, 14 anni.
Quali potrebbero essere le soluzioni? “Misure come il reddito di cittadinanza l’assegno unico per i figli e quelle emergenziali del periodo pandemico sono state un argine e vanno rafforzate per raggiungere chi è più esposto al rischio di povertà. È necessario garantire poi l’accesso ai servizi, alcuni dei quali dovrebbero finalmente essere considerati come essenziali, a partire dalle mense scolastiche”, risponde così Roberto Sensi, responsabile del programma alimentare di ActionAid Italia.
Lo sociologa Chiara Saraceno invece punta il dito contro “la frammentazione degli interventi” ed evidenzia come ci sia “un problema di autoreferenzialità del terzo settore” ed una tendenza “a delegare da parte del Pubblico”. Ecco perché la sociologa auspica “maggiore collaborazione tra pubblico e privato”.
Carlo Rossi, presidente di FMps, sottolinea il ruolo della Fondazione e osserva come il report “abbia messo in luce un fenomeno complesso che vede anche nel territorio senese sempre più famiglie avvicinarsi ad una condizione di difficoltà”. Testimonianza e dati raccolti ” potrebbero rappresentare ulteriori spunti per eventuali riflessioni sul tema da parte della Fondazione Mps e della comunità senese”, commenta Rossi.