“Dopo il verbo amare, il verbo aiutare è il più bello del mondo. Del resto, come scriveva Sofocle, l’opera umana più bella è di essere utile al prossimo”. Basterebbero queste poche, semplici, parole dette dal presidente della Pubblica Assistenza Fabio Lapisti per cogliere l’essenza stessa del volontariato.
Essenza viva più che mai, come ha dimostrato la partecipazione alla inaugurazione dei quattro nuovi mezzi (di cui due ambulanze) acquistati dall’associazione senese grazie alle donazioni di volontari e soci e a famiglie di volontari storici scomparsi negli scorsi mesi, e al contributo di Chianti Banca.
A presentare le vetture è stato lo stesso Fabio Lapisti. All’evento hanno partecipato anche i vertici dell’associazione regionale, l’assessore alle politiche sociali del Comune Francesca Appolloni e anche i membri della Misericordia di Siena, dal momento che una delle ambulanze è intitolata alla memoria di Luigi Covati, storico volontario sia della Pubblica Assistenza che della Misericordia ed è stato proprio il figlio di Luigi, Michele, a tagliare il nastro del mezzo intitolato alla memoria del babbo (nelle foto, sotto). Concreto il contributo del presidente del gruppo donatori sangue, Fosco Losi.
“Nonostante il periodo e le difficoltà che stiamo vivendo, siamo riusciti a fare un grande investimento-continua- . Se vogliamo essere la Pubblica Assistenza ed essere pronti a dare un aiuto a chi ha bisogno, si deve avere i mezzi adeguati. La scelta è stata del consiglio: i mezzi che avevamo erano vecchi, e abbiamo fatto un ragionamento radicale”. Ecco l’intervista integrale al presidente.Lapisti aggiunge: “Al momento, gli interventi giornalieri di urgenza sono tra i 4 e i 6, e si intende gli interventi chiamati dal 118. Per i servizi ausiliari i numeri sono un po’ più alti, da 7 a 10. In pandemia la situazione è stata un po’ più calma, perché chi aveva una visita specialistica ha preferito rinviare per la paura. Adesso abbiamo ricominciato a fare questi servizi e speriamo di non tornare nell’imbuto”. “Il mio mandato scade a fine anno – conclude Lapisti – e quello che mi sento di dire a chi verrà è di continuare nel solco dei nostri predecessori. Credo di aver agito nel solco dei miei predecessori e spero che chi verrà dopo di me trovi una situazione più tranquilla sia in termini di bilancio che con il materiale umano. La Pubblica Assistenza ha 100 anni di vita, di certo non si fermerà qui”.
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