E’ allarme per la Quercia delle Checche, unico caso di monumento verde in Italia. Rami e foglie che si estendono in orizzontale per 36 metri, la Quercia secolare di 370 anni si trova lungo la strada provinciale 53, poco più a sud di Pienza e adesso rischia di morire, dopo che il primo agosto già una delle sue branche ha ceduto. Un ramo lungo 20 metri si è accasciato sulla provinciale, fortunatamente senza colpire nessuno. Complice la siccità di quest’anno, la Quercia si trova in un delicato stato di fragilità e, salvo un intervento tempestivo, il monumento verde rischia di scomparire, portando con se un pezzo di patrimonio culturale del territorio.
Numerose le associazioni che sono intervenute in merito e numerosi sono gli studi e i piani d’intervento elaborati sopratutto dopo il cedimento della branca.
Sul grande gigante verde interviene anche Legambiente, per la precisione il circolo Legambiente Terra e Pace APS Valdichiana, per voce del presidente Matteo Della Ciana.
Legambiente si rende disponibile a qualsiasi collaborazione utile a salvare la quercia delle checche ma l’intervento è soprattutto un dito puntato contro la politica e la burocrazia: “I tanti contributi scientifici sono stati ignorati per troppo tempo, a parte pochi interventi secondari ed alcuni encomiabili tentativi di ridurre il danno prodotto dall’eccezionale siccità. Quindi è indispensabile intervenire al più presto con le risorse e gli strumenti necessari. Non c’è bisogno di rallentare l’azione per ulteriori studi. C’è bisogno di muoversi subito sulle linee che già possediamo. Questa situazione non è accidentale, anche se un evento atmosferico imprevedibile ha contribuito a farla precipitare. Da tempo la condizione specifica della Quercia era a conoscenza dei cittadini e delle istituzioni. Alla base di quanto accaduto c’è una insufficiente, a volte inesistente, comunicazione e collaborazione tra associazioni ambientaliste, comitati sul territorio e istituzioni locali, che sono gli attori indispensabili per monitorare le condizioni del territorio, programmare e gestire gli interventi, purché operino in un clima sereno e di reciproca fiducia. Quindi è indispensabile intervenire al più presto con le risorse e gli strumenti necessari. Non c’è bisogno di rallentare l’azione per ulteriori studi. C’è bisogno di muoversi subito sulle linee che già possediamo.
Tutto questo è uno degli effetti del distacco della politica, e a volte anche delle amministrazioni, dalla gente e dalla terra di cui si occupa.
Quindi, anche in questa circostanza, invece di ripartire subito dalla condivisione e dall’impegno comune, si è preferito dare il via al balletto delle carte bollate. Questo potrà servire a stabilire eventuali responsabilità ( o a scaricarle l’uno sull’altro, probabilmente senza alcun esito finale) ma certamente non servirà a cambiare marcia sulle politiche ambientali e ancor meno ad unire le forze locali per il benessere del territorio.
Alla politica, che da qualche giorno interviene preoccupata sulla vicenda (cosa che va naturalmente apprezzata ) vorremmo dire che bisognerebbe riuscire, anche se non è sempre facile, ad intervenire prima che i disastri, piccoli o grandi, si verifichino. Tale aspetto appare sempre più evidente a tutti, dal piano nazionale a quello locale. Una seconda osservazione che ci sentiamo di fare è che comunità come le nostre, conosciute a livello internazionale, con molti strumenti normativi e organizzativi di intervento, debbano poter tutelare il proprio ambiente e il proprio patrimonio naturale senza che enti superiori, regionali o nazionali, debbano assumersene la responsabilità. A tal proposito il coinvolgimento del Ministero della Difesa, permetteteci, ci sembra davvero una esagerazione.
Concludiamo con la proposta precisa che l’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese attivi al più presto un tavolo con le associazioni ambientaliste, i comitati locali di difesa dell’ambiente ed i Comuni, al fine di costruire politiche ambientali omogenee, collegate a tutte le vocazioni economiche e culturali dell’intero territorio e riconoscendo come un dovere la collaborazione tra le istituzioni e le espressioni delle comunità locali.