“Un nuovo anno scolastico sta per iniziare e quest’anno ho pensato di scrivere non solo agli studenti, ma anche ai dirigenti scolastici, a tutti coloro che sono impegnati nel settore della scuola e alle famiglie dei nostri ragazzi e ragazze. Una lettera aperta, per sottolineare che oggi più che mai il più grande augurio che posso fare a tutti voi è quello di essere portatori di pace”. Si apre così la lettera che il cardinale Augusto Paolo Lojudice ha indirizzato proprio a ragazzi, docenti e a tutti coloro che lavorano nel mondo dell’istruzione in vista dell’imminente riapertura delle scuole.
“Le cronache quotidiane ci dicono che il mondo è malato, in preda a oltre 56 conflitti sparsi in tutti i continenti. Alcuni più famosi, come quelli in Ucraina e in Terra Santa, altri dimenticati e nascosti. Un fatto che non si verificava dalla Seconda guerra mondiale. Un record negativo che ci potevamo risparmiare senza dubbio – prosegue la lettera -. Ma portare la pace non significa solo chiedere che cessino i conflitti armati, significa anche credere e contribuire ogni giorno a costruire percorsi di speranza e di fratellanza nella nostra vita quotidiana: sui banchi della scuola, in famiglia, nel mondo dello sport. Molti si diranno: le solite frasi fatte. Ma la questione si è fatta veramente seria. Siamo di fronte a un cambio profondo della percezione che abbiamo tutti sul tema guerra e, di conseguenza, sull’assenza di pace. Ci siamo abituati a convivere con le notizie quotidiane dei media. Pensate al dramma di Gaza e a quante parole e proclami sono stati pronunciati senza cambiare nulla. Si continua a morire. Ma non è normale essere in guerra!”.
“Credo che il primo lavoro che dobbiamo fare insieme sia quello di disabituarci a pensare negativo. Pensiamo positivo. Abbiamo bisogno di questa ondata di speranza anche per continuare a ragionare con la nostra testa, per essere un’onda travolgente di portatori di pace. Molti diranno: non è facile, con tutto quello che accade cosa possiamo fare noi? Io dico: tantissimo, a partire dalle nostre vite, dai piccoli gesti quotidiani, da un sorriso, da una parola gentile, da una telefonata – dice ancora il cardinale -. Tutto a costo zero, ma con un valore immenso, perché donare speranza è il primo vaccino contro l’indifferenza, la violenza e l’odio. Tra pochi giorni tornerete a scuola, ognuno con il proprio compito, e proprio a voi vorrei chiedere di avviare insieme una “missione possibile”: quella di trasformare le vostre scuole, le vostre aule, in presidi di pace. Luoghi dove oltre alla giusta formazione umanistica e scientifica si possa diventare campioni del mondo di speranza. Vi spiego come. Con un semplice allenamento quotidiano: ogni giorno nelle vostre classi fermatevi un minuto, non di più, per esprimere un pensiero, una parola, un disegno sulla pace. E ancora, esponete fuori dalle vostre aule la scritta: “Noi crediamo nella pace!”. Mettetelo anche fuori dalla scuola. Tutti sapranno che in quell’edificio si lavora per la pace. Io farò lo stesso a casa mia: a Siena e Montepulciano metterò la stessa scritta. Sono segni importanti per dire a tutte le nostre comunità che noi non molliamo e che proprio da voi giovani parte una nuova rivoluzione pacifica”.
“La scuola è il luogo ideale per coltivare la nostra speranza. L’ultimo baluardo per cambiare le carte in tavola, puntando sulle giovani generazioni che nascano e si formino pensando positivo nonostante tutto. Sono convinto che tutti voi sarete d’accordo con questa missione che è possibile (non serve uno 007). Buon anno scolastico, evviva la pace!” conclude infine l’arcivescovo di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino e Vescovo di Montepulciano, Chiusi e Pienza, al mondo della scuola in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico.