Siena

La riscoperta dei tesori nascosti: il 13 settembre riaprono al pubblico tre luoghi storici di Siena

Tre tesori nascosti di Siena riaprono al pubblico, gratuitamente, dal 13 settembre. Si tratta delle chiese di Santa Maria degli Angeli detta “il Santuccio”, in via Roma, Santa Maria delle Nevi in via Montanini e della Cappella del Taja nel Palazzo ex Barabesi sempre in via Montanini. L’operazione è stata resa possibile grazie all’intervento della Fondazione Conservatori Riuniti di Siena e della direzione regionale musei della Toscana del ministero della Cultura, che proprio questa mattina alla chiesa di Santa Maria degli Angeli, hanno presentato il progetto.

“Abbiamo voluto fortemente questa cosa – afferma Marcello Rustici, presidente della Fondazione Conservatori Riuniti -, perché aiuta ad accrescere la bellezza ed il valore della nostra città. Oltre alla possibilità, che offriamo ai turisti di visitare questi tre tesori storici, sarà l’occasione per far incominciare anche un percorso lavorativo ai nostri studenti universitari dell’ultimo anno accademico. Questa è una grande risorsa per noi e un’opportunità importante per loro, per poter iniziare a muoversi nel mondo della storia e dell’arte”.

L’accesso, per i tesori riscoperti, è totalmente gratuito, ma momentaneamente sarà possibile visitarli solamente il mercoledì dalle 10 alle 12.30, a parte la Cappella del Taja, che sarà aperta solamente su prenotazione. Come confermato da Marcello Rustici però, in breve tempo sarà possibile visitare i punti nascosti anche di sabato, con l’obiettivo di tenerli aperti tutti i gironi.

“Ciò che abbiamo presentato oggi è veramente importante – commenta Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana del Ministero della Cultura -. Pensiamo solamente che la chiesa de ‘Il Santuccio’ ha unostretto legame con la vicenda di San Galgano, grazie al ciclo di affreschi di Ventura Salimbeni, compresa la rappresentazione della spada nella roccia, che rappresenta il passaggio di Galgano dalla vita militare a quella eremitica. Dunque, non possiamo che essere orgogliosi per aver ridato a Siena tre beni così pregiati”.

Pietro Federici

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