Stringere la mano al Presidente della Repubblica, è un onore che tocca a poche persone e sicuramente un’emozione che raramente si può provare: una senese, a soli diciannove anni ha già avuto questa opportunità.
Lucrezia Valgimigli, infatti, nella giornata di ieri, ha ricevuto l’attestato d’onore “Alfiere del lavoro” al Quirinale, insieme ad altri ventiquattro studenti.
La giovane Lucrezia, nata a Siena nel 2004, ha frequentato il liceo scientifico al Sacro Cuore di Gesù, dove si è contraddistinta per la costanza ed il rendimento. Una volta terminate le superiori, ha scelto la facoltà di Biomedicina a Firenze, dove prosegue il suo percorso di studi, coltivando talenti e passioni.
“Ho sempre amato studiare – spiega Lucrezia Valgimigli -, perché mi rilassa e mi rende felice. Non so il perché, sinceramente, ma mi ha sempre appassionato, in particolar modo le materie scientifiche. Fin dalla prima liceo, ero appassionata per la medicina, poi con l’avvento della tecnologia e soprattutto dell’intelligenza artificiale, ho scelto di dedicarmi alla biomedicina. Mi piace, quindi, poter essere d’aiuto ai medici e cercare di renderli ancor più efficienti nel loro lavoro; grazie, appunto, all’intelligenza artificiale. Venendo a ieri: credo di non aver ancora realizzato a pieno l’importanza del momento. Appena ho visto Mattarella, mi ha subito ispirato fiducia. Ho visto proprio una persona per bene, e quando sono andata a stringergli la mano, è stato uno dei momenti più belli della mia vita”.
La giovane studente, tuttavia, non si è certo accontentata dopo aver ricevuto il riconoscimento, anzi, è convinta che il percorso sia appena iniziato. L’evento però, ha convito Lucrezia Valgimigli di una cosa:
“Ero convinta che in Italia non esistesse meritocrazia – commenta Lucrezia -. Dopo ieri, invece, ho capito che con il lavoro e l’impegno, alla fine si è ripagati, in qualsiasi ambito, che sia lavorativo, universitario o sportivo. Questo è quello che voglio dire ai miei coetanei: lavorare sodo e i risultati arriveranno. Ai grandi, invece, vorrei dire che devono sostenerci e credere in noi, perché abbiamo bisogno anche di loro e questo valore l’ho notato, soprattutto, nel nostro Presidente e per me significa molto”.
Pietro Federici
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