La transumanza è stata lunga decine di anni e centinaia di vite ed ha unito due secoli e due regioni: la Sardegna e la Toscana.
Dietro ad essa ci sono le innumerevoli storie di pastori, che dalla Barbagia nel dopoguerra si spostarono con le loro pecore nelle nostre campagne, abbandonate negli anni del boom economico, contribuendo a realizzare i meravigliosi paesaggi che ci circondano. La loro eredità culturale, economica e storica sarà approfondita in una due giorni alla tenuta di Suvignano, sabato 29 e domenica 30 marzo.
“In Toscana e in parte dell’Umbria, dove esisteva la mezzadria, molti lasciavano la campagna per trasferirsi in città e lavorare nelle fabbriche. In altre zone, caratterizzate dal latifondo, il fenomeno era simile: le campagne si spopolavano, la natura riprendeva spazio, ma le terre rimanevano incolte, le case diroccate, senza strade, elettricità o acqua potabile – ricorda Elio Turis, coordinatore della circoscrizione Fasi del Centro Italia-. Alcuni pastori iniziarono a spostarsi verso queste zone. Non venivano soli: portavano con sé le greggi, molto più numerose di quelle toscane. Mentre in Toscana si allevavano piccoli greggi di 20-30 pecore, i sardi arrivavano con 200-300 capi, affrontando la transumanza da Talamone, Castiglione della Pescaia, Civitavecchia fino alle campagne interne – continua – Una volta arrivati, iniziarono a ricostruire: case, infrastrutture, aziende. A poco a poco, fecero arrivare le famiglie e la loro vita cambiò radicalmente. In Sardegna, i pastori erano abituati alla transumanza stagionale, mentre qui divennero anche agricoltori, producendo il proprio fabbisogno. Progressivamente, contribuirono alla ricostruzione del territorio, portando strade, elettricità, acqua potabile e, soprattutto, benessere”.
Ad organizzare l’iniziativa il circolo Peppino Mereu, che da quarant’anni si è fatto promotore della ricerca sull’emigrazione sarda nella provincia di Siena. Il primo giorno sarà dedicato ad una riflessione di quello che è stato il fenomeno degli scorsi decenni. Il 30 marzo invece sarà presentato un vero e proprio spazio culturale con foto e filmati che arrivano da istituti di ricerca e anche dagli eredi di quei pastori. Un archivio di memorie dunque, per riscoprire il vissuto di chi è giunto in Toscana per cercare una vita migliore
“Oggi, i discendenti di quei pastori non sono più ospiti – prosegue Turis – , ma parte integrante del territorio. La seconda e la terza generazione portano cognomi sardi, ma parlano con accenti toscani e sono riconosciuti per i prodotti che realizzano. Senza i sardi, il pecorino toscano non sarebbe quello che conosciamo oggi. Anche i paesaggi delle Crete Senesi devono molto al loro lavoro: il mantenimento delle terre, il recupero delle case e la sostenibilità ambientale sono frutto di un impegno silenzioso ma fondamentale”.
A Suvignano quindi sarà protagonista nel fine settimana una storia che da oltre ottant’anni unisce due popoli, partendo dai pastori per arrivare al Palio.
MC
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