La carenza di oss nel territorio dell’Asl sud est “ha assunto ormai livelli drammatici: dei 1300 operatori che dovrebbero essere in servizio, ne risultano 900. Ma la cosa più incredibile è che, nonostante il consiglio regionale abbia prorogato la graduatoria degli oss, nel piano aziendale dei fabbisogni la figura dell’operatore socio-sanitario non viene neppure nominata. Come se il problema non esistesse”. Così in una nota il sindacato NurSind.
“Secondo la norma regionale – spiegano i segretari territoriali di Arezzo (Claudio Cullurà), Siena (Danilo Malatesta) e Grosseto (Valentina Galesi) -, il rapporto tra oss e infermieri è di uno a tre. Dal momento che gli infermieri nell’Asl sud est sono 3800, il numero degli oss si dovrebbe assestare sui 1300. E invece i dati più recenti parlano di 900 persone, ovvero quanti se ne registravano prima della pandemia. Come se non bastasse, un terzo di queste 900 persone ha prescrizioni che li rendono non più totalmente abili al servizio e non possono quindi lavorare nei reparti, sollevare pesi o effettuare turni di notte. Di fatto il numero degli Oss scende a circa 600, meno della metà di quelli che sarebbero necessari per garantire un servizio efficiente”.
Proprio in virtù di questa drammatica carenza, denunciano i segretari territoriali NurSind di Arezzo, Siena e Grosseto, “gli infermieri vengono chiamati a svolgere mansioni che non sarebbero di loro competenza. L’ultimo episodio riguarda l’ospedale del Casentino, dove gli infermieri specialmente durante i giorni festivi sono costretti a servire il vitto o rifare i letti, ma segnalazioni di casi ugualmente gravi giungono anche dal Valdarno e dall’area grossetana, anche in settori particolari come la terapia intensiva cardiologica e pneumologica”.
“Una situazione inaccettabile – concludono Cullurà, Malatesta e Galesi – che ha bisogno di risposte rapide e concrete. Da troppo tempo, ormai, gli Oss che vanno in pensione non vengono sostituiti”.