L’Amiata torna a respirare dopo due anni di apnea, grazie al nuovo turismo

Dopo le chiusure dello scorso anno, l’Amiata torna a respirare, con i turisti che tornano a farsi vedere sulla montagna toscana. La montagna non è più ad uso e consumo dei soli sciatori, ma anche di escursionisti, ciaspolatori e semplici passeggiatori, come hanno avuto modo di scoprire istituzioni ed operatori del Monte Amiata. “Ovviamente la situazione è migliore – spiega Fabrizio Tondi, sindaco di Abbadia San salvatore – con i turisti che stanno ripopolando le nostre zone”. “Dobbiamo registrare anche il lavoro svolto con gli altri comuni dell’Amiata, Castel del Piano e Seggiano, per lavorare come una volontà unica. A tal proposito devo sottolineare il grande lavoro svolto dalla provincia di Siena”.

“Chiaramente – aggiunge il primo cittadino – il turismo è cambiato: non abbiamo più solo gli sciatori ma qui arrivano tante tipologie diverse di persone. Vediamo gli escursionisti e fotografi, i ciaspolatori, ma anche semplici pedoni che vengono in montagna per fare una passeggiata e mangiare del buon cibo. In questo senso potremmo dire che l’Amiata è una sorta di Central Park, non della sola Siena, ma di tutto il sud della Toscana”. “Per fare un esempio di quanto sia cambiato il modo di fare turismo – conclude Tondi – come il ‘Forest bathing’, una pratica  di benessere che qualcuno viene a fare proprio da noi e che consiste nel ‘fare il bagno’ nella natura. Un’immersione tra gli alberi che, secondo loro, porta benefici alla persona sia sul piano psicologico che fisico”.

Il cambiamento della prospettiva dell’Amiata è un dato pressoché accettato anche dai commercianti. “Dopo il covid è cambiato completamente il tipo di utenza”, spiega Silvia Landi, titolare del bar ‘La Vetta’, che continua: “Ormai si lavora poco con gli sciatori e molto di più con le famiglie. Dopo le chiusure e la pandemia è molto più comune vedere delle famiglie venire qui anche solo per fare un’uscita domenicale e far giocare i bimbi con la neve”. “La situazione è migliorata – aggiunge – ma non la definirei rosea. Ci sono ancora tanti problemi legati alle norme: il nostro locale, ad esempio, nei fine settimana è stato costretto ad assumere una persona in più solo per poter controllare i green pass”.

Parere pressoché identico anche quello di Elisabetta Giovani, titolare de ‘Il Cantore’: “Dopo la pandemia l’Amiata è stata riscoperta come un polo sciistico ma non solo. La nostra, a differenza di altre località, è una montagna ‘family-friendly. Qui le persone vengono per poter passare una bella giornata in tranquillità, per far giocare i bambini e poter passare delle ore in completa serenità. Chiaramente, la maggior parte delle persone che viene lo fa non per fare sci a livello professionistico, una cosa che ormai non c’è quasi più”. “Per il futuro – chiosa – stiamo lavorando insieme agli altri comuni per poter riqualificare tutte le strutture: penso alle strutture esterne, come le piste, i parchi e l’illuminazione. Questi sono lavori necessari ma che richiedono del tempo. Noi stiamo andando avanti passo dopo passo, insieme alle istituzioni e ai privati, il tutto per ottimizzare il servizio da offrire alle utenze”.

Una collaborazione, quella tra privati e istituzioni, che ha percorso anche Asea in virtà del ‘Patto per l’Amiata’. Asea, Associazione per lo sviluppo economico dell’Amiata, nasceva un anno e mezzo fa con l’idea di dare nuova visione di futuro all’Amiata. “Uno degli obiettivi – scrive Asea – era quello di ottenere un impegno delle amministrazioni e delle istituzioni nel mettere in atto o, quantomeno discutere, le idee che via via erano state raccolte nel documento. Oggi, purtroppo, dalle istituzioni abbiamo ricevuto molte garanzie ma pochi fatti. Ad ora è stato solo istituito un gruppo di lavoro delle due unioni dei comuni, nulla più. Se le istituzioni, a breve termine, non si metteranno insieme a discutere di cosa vogliono sull’Amiata, si otterrà ben poco, briciole rispetto a quello che si sarebbe potuto ottenere”. “Ci aspettavamo di più – prosegue – dopo che più di 150 aziende, raggruppate in Asea, avevano dato disponibilità a delineare il futuro dell’Amiata”. “Il tempo è scaduto – conclude Asea – e ci chiediamo a che punto sia la programmazione dei comuni per il nostro territorio. Qualora non si dovesse arrivare a portare a casa il risultato la colpa sarà solo nostra. Non c’è bisogno di piccoli progetti per cambiare l’Amiata, ma di interventi seri per risollevare tutto il territorio dando spazio alle aziende che al momento si sentono abbandonate”.

Emanuele Giorgi